28 Aprile 2021

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Il confine dell’umanità

130 persone morte in mare. 130 vite partite dai loro paesi alla ricerca di un futuro migliore. 130 corpi annegati nel mar Mediterraneo. 

 

È quello che è successo il 22 aprile scorso, nell’ultimo dei tanti tragici naufragi che avvengono sulle nostre coste. Il mediteranno è considerato la porta principale all’Europa. Italia e Malta sono i due paesi più coinvolti dall’immigrazione dal mediterraneo centrale; nel nostro Paese arrivano principalmente persone dall’Africa centrale e Sub Sahariana. Attraverso la rotta del Mediterraneo Orientale giungono dal Medio Oriente, attraversando la Turchia. Arrivano di solito a Lesbo, dove si trova il più grande campo profughi europeo; lì migliaia di uomini, donne e bambini vivono come in un limbo, in condizioni disumane. La rotta Orientale riguarda solo in minima parte l’Italia: poche barche a vela provenienti dalla Turchia raggiungono le coste della Sicilia e della Calabria. I migranti sbarcati in Grecia usano la rotta balcanica per arrivare in Germania e nei paesi scandinavi. Dalla penisola iberica arrivano migranti soprattutto dall’Africa del Nord.

Il confine dell'umanità_1

Numeri impressionanti, morti silenziose, persone di cui spesso non si conosce neanche il nome.

Nel 2020 sono morte in totale 3174 persone, nonostante la mobilità internazionale ridotta a causa del virus; un bollettino tragico, di cui però tutti ci siamo dimenticati. Dal 2014 al  2019 sono morte in totale nel viaggio verso l’Europa 15.000 persone di cui oltre 1600 erano bambini. 

 

Nonostante i tentativi da parte dell’Europa di evitare le morti in mare, i numeri continuano a essere alti. Il Mediterraneo è diventato il confine della morte.

368 persone hanno perso la vita il 3 ottobre 2013 durante un naufragio che hanno poi chiamato la “tragedia di Lampedusa”. Il Governo italiano decise di rafforzare il pattugliamento del canale di Sicilia con l’operazione militare e umanitaria Mare Nostrum, che prevedeva di prestare soccorso ai migranti per evitare che si ripetessero tragedie simili. Mare Nostrum è stata interrotta nel 2014 in favore dell’operazione Triton, che coinvolge tutta l’UE e prevedeva contributi volontari da parte di almeno 15 paesi per controllare la frontiera del Mediterraneo.

 

Un ponte sicuro attraversa il mare con questo progetto e supera il confine della disumanità.

Alla fine del 2015, durante una tavola rotonda della preghiera per la pace svoltasi ad Anversa, la comunità di Sant’ Egidio, la chiesa Valdese in Italia e la Cei-Caritas hanno dato vita a un progetto chiamato Corridoi Umanitari, che consente un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. Completamente autofinanziato, ha come principale obiettivo quello di evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo e combattere il traffico di esseri umani; si rivolge principalmente a profughi in condizione di vulnerabilità – persecuzioni, condizione di disabilità, malattia, famiglie con anziani e bambini –. È un progetto sicuro per tutti, perché il rilascio di visti umanitari prevede stretti controlli da parte delle autorità italiane: le associazioni inviano sul posto dei volontari che prendono contatti diretti con i rifugiati nei paesi interessati e predispongono una lista di potenziali beneficiari da trasmettere alle autorità consolari italiane che a loro volta, dopo il controllo da parte del Ministero dell’Interno, rilasciano i visti umanitari con validità territoriale limitata. Una volta arrivati qui legalmente e in sicurezza, i profughi potranno presentare domanda di asilo. 

Dal febbraio 2016 a oggi in Italia sono arrivati più di 3.500 siriani in fuga dalla guerra e dal corno d’Africa. Arrivati in Italia i profughi sono accolti a spese delle associazioni in strutture o case. Le persone vengono accolte e aiutate nel loro percorso di integrazione. Il progetto ha preso piede anche in Belgio e in Francia.

 

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