28 Aprile 2021

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Localizzazione e censura

A causa della pratica della Cancel Culture, che consiste nel boicottare libri, film, aziende e figure pubbliche “portatori di valori deprecati e offensivi”, si è tornati a parlare dei concetti di localizzazione e di censura, dai più spesso confusi tra loro. Mentre la censura è il controllo della comunicazione da parte di un’autorità, la localizzazione è il processo di adattamento di un prodotto a un determinato mercato estero, che ha caratteristiche proprie. Il fine ultimo della localizzazione è quello di far sentire un prodotto come se fosse stato creato appositamente per il mercato di destinazione.

In Italia oggi la censura non è più una pratica comune, e addirittura la censura cinematografica è stata ufficialmente abolita di recente, però in passato molti vecchi film e cartoni sono arrivati nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, sulla base della localizzazione americana. Le opere di animazione giapponesi sono un ottimo esempio di come i lavori di adattamento da parte degli USA tendono a essere volti esclusivamente al fine di vendere: negli “anime” è facile notare enormi differenze tra la versione originale e quella americana, come la rimozione di ogni riferimento culturale al Giappone, il cambio dei nomi dei personaggi, l’eliminazione degli elementi sessualmente espliciti e la mancanza di qualsiasi rimando alla morte e alle armi da fuoco.

Esistono però casi in cui il processo di localizzazione si trasforma in censura: nel tentativo di rendere un film, un libro o un cartone più accessibile al pubblico si finisce per tagliare scene, riscrivere dialoghi e perfino modificare il senso originale dell’opera.

Un esempio storico è il primo film della serie Pokémon Mew contro Mewtwo: le due versioni del film, messe al confronto, hanno trame diverse tra loro e non trattano gli stessi temi. L’originale parla di un protagonista tragico nella figura di Mewtwo, un essere creato in laboratorio e abbandonato a sé stesso in un mondo crudele, condannato a una vita senza significato, e si concentra su domande esistenziali e crisi sulla propria identità. Un lungometraggio pensato per un pubblico più maturo che l’adattamento americano stravolge per renderlo più adatto alle famiglie. Mewtwo diventa l’ antagonista principale, un monarca despota e razzista intento a conquistare il pianeta perché troppo orgoglioso per essere solo una cavia da laboratorio, e come unico tema l’inutilità della guerra.

Il doppiaggio non è l’unico esempio di localizzazione spinta al limite dello stravolgimento: il film “Death Note – il quaderno della morte” di Adam Wingard, uscito nel 2017, è un adattamento cinematografico dell’omonimo manga. In questo caso non si può parlare propriamente di censura dato che l’originale non è stato ritoccato, però il tentativo di creare una storia basata su di essa e localizzata in America ha ricevuto non poche critiche da parte del pubblico. Le differenze in questo caso sono più evidenti: ad esempio, l’originale è ambientato in Giappone, mentre il film live action si svolge negli USA. Il protagonista Light Yagami, geniale studente modello, freddo e distaccato, trova per caso un quaderno con il potere di uccidere e, travolto dalla megalomania, decide di diventare un dio e uccidere ogni criminale sulla Terra; nell’adattamento il protagonista è invece  Light Turner, un ragazzino deriso da tutti e privo di qualità, che usa il potere del quaderno per fare colpo sulla fidanzata, la quale prova piacere nel vederlo uccidere senza una giustificazione. 

I casi di censura dichiarata come tale sono pochi, perché la libertà di espressione è un elemento chiave della vita moderna e, nel tentativo di non passare dalla parte del torto, si tende spesso a giustificarla o mascherarla con termini come “localizzazione”. Nel mondo dei videogiochi questa è una pratica molto diffusa: per esempio in Assassin’s Creed Origins è possibile ammirare numerose statue di origine ellenica dai genitali coperti con veli, nonostante gli originali possano tranquillamente essere ammirati da chiunque; in Wolfenstein II, Hitler appare nel gioco e viene accolto con il saluto nazista, mentre soltanto nella versione tedesca il dittatore è ritratto senza gli iconici baffi, viene chiamato “cancelliere” invece di “fuhrer” e la svastica scompare da ogni bandiera a favore di un simbolo fittizio. Nioh, gioco in esclusiva Playstation 4 e PC, permette di decapitare i nemici tranne che nella versione giapponese, così come in molti altri titoli, perché la decapitazione ha connotati religiosi, sebbene questa censura non si applichi ai film trasmessi o addirittura girati in Giappone. Un caso invece di censura effettiva si riscontra in Piante vs Zombie 2, che nella versione cinese non presenta l’intera scena iniziale e il tutorial perché il videogioco tratta di viaggi nel tempo, argomento proibito per legge all’interno delle opere di finzione in Cina.

Bisogna quindi fare attenzione a non confondere tra loro censura e localizzazione e a saper distinguere quando si tratta di “limitazione alla libertà di parola” e quando di “volontà di trarre il massimo guadagno”.

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