28 Aprile 2021
CATEGORIA: RaccontoOltre casa
La luce filtrava dalle tapparelle, la stanza un insieme di righe d’ombra e di luce. Rita allungava un braccio verso la sveglia, che segnava le 7:10. Ancora un po’ aveva mormorato, e poi si era rigirata nel letto e aveva tirato le coperte fino a sopra il mento. Si alzava che mancava mezz’ora all’orario di lavoro. Aveva camminato fino alla cucina trascinando i piedi. Facevano swoosh infilati in lunghe calze rosse. Non aveva nemmeno acceso la luce, si era preparata un caffè nella penombra e lo aveva bevuto in piedi. Il cellulare vibrò due volte sul tavolo, la luce fredda dello schermo le colpiva gli occhi con prepotenza – Come va? – diceva il primo messaggio, – Come va? – diceva anche il secondo. Mai stata meglio, pensava, finalmente non doveva preoccuparsi del silenzio imbarazzante che si creava quando qualcuno le rivolgeva la parola. – Tutto a posto, – aveva risposto al primo, – Tutto bene, – al secondo, giusto per cambiare un po’. Poi aveva messo il cellulare in modalità aereo, si era tagliata una fetta di pane e ci aveva steso uno strato spesso di nutella, lo aveva divorato in poco tempo. Era ora di iniziare a lavorare, si era seduta alla scrivania e aveva acceso il computer. Amava lavorare in smart working, pensava, poteva restare in pigiama, struccata e con la televisione accesa in sottofondo. Non era costretta a fare finti sorrisi a tutti, tantomeno al suo capo, che nonostante sembrasse gentile le metteva un’ansia tremenda. Dal vivo lo immaginava con la faccia ricoperta di tanti piccoli occhietti, pronti a notare ogni sua mossa, ogni capello fuori posto, ogni starnuto. Le persone prosciugano ogni mia energia, si diceva sempre, non le sopporto. E poi il lockdown era arrivato come un miraggio, il sole si era fatto largo tra le nubi, suonavano le trombe. Finalmente nessuno le avrebbe chiesto di uscire, pensava. Per forza: non si poteva. Se li immaginava, gli altri, a disperarsi perché non potevano più andare a fare l’aperitivo con gli amici e sorrideva al pensiero. Certo, per un po’ la situazione era migliorata, ma poi era peggiorata di nuovo, e l’Italia era stata divisa in zona gialla, arancione e rossa. La Lombardia era stata principalmente arancione e rossa, permettendole di continuare a lavorare da casa e di non uscire, pensava.
– Calano i contagi, da lunedì tutta Italia in zona gialla… – Pietra, le sembrava quelle parole l’avessero trasformata in pietra. La penna grafica le era scivolata di mano ed era caduta rotolando. In un attimo si era ritrovata con il telecomando in mano e aveva alzato il volume. Non poteva essere vero, era troppo presto, era impossibile, si ripeteva. Il sole stava scomparendo dietro le nuvole, nell’aria il segnale della ritirata. Il battito cardiaco era accelerato, tum tum, tum tum. Faceva fatica a respirare. Aveva schiacciato il tasto rosso e aveva spento la televisione. Niente più sveglia alle otto, elencava, niente più patatine mentre lavoro, niente più pause ogni mezz’ora, niente più solitudine. Non poteva nemmeno più lamentarsi ad alta voce del lavoro che le veniva assegnato.
E così si era ritrovata a svegliarsi alle 6:30 e prepararsi di fretta, a colazione solo un caffè, doccia veloce, il traffico. Quanto odiava il traffico. Non le mancava affatto, si diceva. Una vecchietta a guida di una jeep le tagliava la strada, ci era mancato poco che si scontrassero, – E stai un po’ attenda vecchiaccia! – aveva urlato Rita, – Dove cavolo vai alla tua età con quel jeeppone?! – aveva aggiunto mentre entrava nel parcheggio della stazione. Sul treno se ne stavano tutti a debita distanza, tutti con la mascherina sopra al naso, ma proprio tutti. Abbassatevi la mascherina e avvicinatevi un po’, che qui c’è chi vuole tornare in zona rossa, pensava. Gocce di pioggia cadevano sul finestrino, ci sbattevano contro e poi scivolavano giù come lacrime su una guancia. Il vecchio mascara le si sbriciolava sulle ciglia, un grumo le era finito in un occhio e lo apriva e lo richiudeva, ma la situazione non migliorava. Si stava portando la mano al viso, ma poi si era ricordata che non poteva, e l’aveva riabbassata. In un angolo remoto della testa stava mettendo a punto un piano per diffondere il virus, tossendo e starnutendo in faccia alla gente, ma poi aveva scosso la testa, – Non potrei mai fare una cosa del genere, – aveva mormorato.
La bocca una linea retta. Rita aveva aperto la porta. La bocca allargata in un sorriso, – Buongiorno! – diceva a tutti i colleghi che incontrava, si era andata a sedere alla sua scrivania. La bocca di nuovo una linea retta. Come vorrei tornare in lockdown, – aveva sussurrato, e la ragazza alla scrivania affianco, Laura, aveva fatto un quarto di giro sulla sedia, lo sguardo sconsolato, – Ma veramente, speriamo che risalga il numero dei contagi, – aveva detto. A Rita si erano illuminati gli occhi, finalmente qualcuno la pensava come lei. In lontananza la voce del capo. Passi alle loro spalle, poi silenzio. Che ansia che mi mette, – aveva sussurrato Laura, – Vero? Ho sempre paura quando passa, – aveva detto in risposta Rita. Si guardarono e si sorrisero. Qualcuno aveva acceso la radio, le due ragazze avevano alzato gli occhi al cielo in contemporanea, – Che noia questa radio, mettono sempre le stesse canzoni, – ha detto una, – E c’è un sacco di pubblicità, – ha continuato l’altra. Dopotutto non era così male andare al lavoro.
Era venerdì, la settimana era passata veloce, Il bar era pieno di gente. Le cameriere facevano avanti e indietro. Un televisore acceso appeso alla parete rossa. Rita e Laura avevano fatto tintinnare i bicchieri in un brindisi, – Evviva la zona gialla! – dicevano all’unisono, – Non avrei mai pensato di dirlo, – continuava Rita, – E il merito è tutto tuo, Laura, – e le aveva sorriso, – No tuo, è bello avere qualcuno con cui lamentarsi del mondo. Avevano buttato giù un sorso e avevano appoggiato i bicchieri sul tavolo. Il vestito nero era salito sulle cosce e Rita lo aveva rimesso a posto. In televisione il telegiornale diceva Salgono i contagi, da lunedì la Lombardia e la Campania tornano zona rossa, diventa arancione la Sicilia… – Lo sguardo delle due ragazze era più luminoso di prima, – Beh, ci sentiamo per messaggio? – ha chiesto Laura, – Ci sentiamo per messaggio, – ha risposto Rita.
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