30 Aprile 2021

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Monologhi

Nel corso della settimana abbiamo avuto modo di assistere ai monologhi scritti dalle classi del primo anno di Scrittura e Storytelling e interpretati dagli attori sempre del primo anno del corso di Recitazione. Al termine della loro prova ne abbiamo intervistati alcuni per raccogliere le impressioni e le emozioni che li hanno circondati nei momenti trascorsi sul palco. Giovanni, Anna e Daniela hanno accettato di rispondere alle nostre domande.

 

Tutti i ragazzi ci hanno risposto che non si sono fatti influenzare dal fatto che il monologo fosse scritto da ragazzi della loro età che, come loro, stanno avendo le loro prime esperienze nell’ambito. Lavorare assieme è stato stimolante per loro perché non hanno sentito il peso del giudizio, ma la motivazione crescente nel collaborare alla pari. Inoltre hanno trovato meno stressante poter parlare e ricevere aiuto da qualcuno che possiede il loro stesso linguaggio e modo di porsi.

 

Per alcuni dei ragazzi era la prima volta, mentre altri avevano già avuto esperienze di questo genere. Chi aveva già recitato un monologo ha detto che, oltre al divertimento nell’interpretare, la recitazione e l’impatto emotivo sono stati maggiori rispetto alle loro precedenti prove. Anna, al suo primo monologo, si è accorta di quanto sia difficile vedere in ogni testo le varie sfumature sottintese. Ha rimarcato quanto sia indispensabile la relazione tra chi scrive e chi recita, per poter capire a fondo le emozioni . A detta sua questo è stato il lavoro più bello fatto finora: difficile, ma estremamente appagante.

 

Giovanni ha sottolineato come si sentisse completamente agli antipodi rispetto al personaggio che si è trovato a interpretare e proprio per questo ne è stato attratto fin da subito; atteggiarsi come qualcuno di completamente diverso da lui è stato piacevole. Daniela ci ha parlato del suo ruolo, di quanto sia stato appagante immedesimarsi con lui e di quanto sia riuscita con piacere a empatizzare con le esperienze, pur non avendole mai vissute sulla sua pelle. Da questo punto di vista i ragazzi hanno dovuto fare un grande lavoro di immaginazione. Anche il personaggio di Anna era molto lontano da lei; capire le sue emozioni e pensare come un’altra persona è stato un lavoro tosto, ma decisamente da ricordare. Fortunatamente lo stile del testo le ha dato modo di capire com’era davvero il personaggio.

 

Ogni studente di questa scuola dovrebbe rendersi conto di quanto sia fondamentale lavorare con le classi di altri indirizzi. Non è solo un’esperienza formativa, ma anche un modo per mettersi alla prova e conoscere realtà diverse con le quali un giorno probabilmente ci ritroveremo a collaborare in ambito lavorativo. Incontrare i ragazzi di recitazione ha creato nuovi rapporti di amicizia che in futuro potrebbero svilupparsi e, perché no, far nascere nuovi importanti progetti.

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