28 Aprile 2021
CATEGORIA: NarrativaConfinata nell’estetica
Lo specchio sull’anta centrale dell’armadio bianco riflette la mia immagine. Oggi sono di buon umore, lo capisco dai colori che indosso. Le parigine nere mi arrivano sopra al ginocchio. La gonna è beige, decorata con un motivo scozzese rosa, nero e turchese. Il top nero, aderente, lascia l’ombelico scoperto. Fa ancora troppo freddo per uscire senza felpa, quindi ho chiesto a papà di prestarmi la sua, di colore rosa. È oversize sul mio corpo minuto. Al collo ho il mio chocker bianco con un pendente a forma di cuore al centro, due catene e altre due collane di cui non posso fare a meno. Non posso fare a meno nemmeno dei piercing alle orecchie e degli orecchini a cerchio che mi sfiorano la base del collo.
Il trucco è semplice: matita, mascara e un po’ di polvere brillantinata sulle guance.
Sulla pelle che resta scoperta si intravedono i tatuaggi.
I capelli, fucsia, rasati sulle tempie, sono raccolti con gli space buns alti, fissati con due fiocchetti rosa.
Sorrido, fiera di come appaio.
Da quando i miei genitori si sono separati ho iniziato a scegliere. Non è più la mamma a decidere come devo vestirmi e cosa comprare; a stabilire il colore dei miei capelli o come pettinarli.
Fino ai diciott’anni sono stata influenzata dalle sue scelte. Zittivo sempre la voce interiore che voleva ribellarsi, reprimevo i miei gusti, il mio stile. Mi sentivo in gabbia perchè non potevo sguinzagliare la mia anima.
Sospiro. Il mondo è così, giudica per come sei e non per chi sei. È assurdo che se indossi i jeans strappati allora sei un drogato, se hai tatuaggi allora sei stato in carcere, se metti vestiti aderenti e lasci spazio all’immaginazione allora sei una ragazza facile. Se hai le treccine africane o i rasta il primo pensiero è quello che non ti lavi. È assurdo che nel 2021 si è giudicati per come si appare.
Mi guardo allo specchio. Sicuramente a occhi estranei sembreró una ragazza a cui è stata repressa l’infanzia. Beh, non è così. E anche se fosse, agli altri non deve importare di come voglio apparire, questo modo di essere mi fa stare bene. Mi permette di amarmi e sentirmi libera, di non soffocare in questo periodo difficile. Un periodo che all’inizio affrontavo in pigiama, triste e rifugiata in camera; ora, invece, mi vesto e mi trucco come una bambolina. Esco sorridente per mostrare al mondo che la loro mente chiusa non puó rendermi come loro vorrebbero.
Il giudizio che preferisco è quello dei bambini; sono così sinceri. Camminare per strada e notare le bambine che mi guardano ammaliate è una grande soddisfazione. Per loro sono come una principessa.
Non conoscono il passato bigotto che il nostro Paese ha vissuto. Conoscono il presente e vedono ragazze estroverse per strada. Ormai questo modo di essere appartiene alla quotidianità, anche se sono ancora in troppi a vivere nel passato.
Scendo le scale e indosso le Buffalo nero lucido. Sono pronta per affrontare il mondo a testa alta, per come sono: Alice.
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