Biscotti


Da quassù in cima casa sua si vede benissimo, l’edera copre tutta la facciata e incornicia l’ingresso principale. Ma io non me la sentivo di entrare da lì, sono passato dal retro, dove speravo non mi avrebbero visto. Le ceneri di nonna sono ancora dove le avevo lasciate.
Nella stessa biscottiera che usava per consolarmi durante quei pomeriggi passati a guardare i cartoni in soggiorno. Io che chiedevo quando sarebbe rientrato papà e lei che mi passava un biscotto rispondendomi Presto.
Ai piedi del monte Coden, proprio lì dove c’era quell’enorme faggio, vidi enormi nuvoloni oscurare il cielo, ma non potevo tornare indietro, l’avevo già delusa troppe volte, fin dal suo funerale.
Me ne andai a metà della funzione. Corsi fino a casa e mi ci seppellii dentro. Varcavo la porta a malapena una volta al mese per comprare pasti precotti e non buttavo neanche via le scatole. Ammucchiavo i sacchetti negli angoli della cucina e col tempo presero tutta la casa. I buchi sui vestiti sempre più larghi e la barba che si mischiava ai miei pasti. Persi la cognizione del tempo finché un giorno una signora mi fermò tra le corsie del supermercato. Mi disse, vergognandosi per me, che il giorno precedente era stata celebrata la messa per l’anniversario. Scoppiai a piangere, e per la prima volta capii di aver toccato il fondo. Dovevo riprendere in mano la mia vita e decisi di iniziare scusandomi con lei.
Ero ormai quasi in cima quando iniziò il diluvio. Cercavo di proteggermi tenendo la giacca sopra la testa come uno scudo, mentre con il braccio libero stringevo lo zaino con dentro le ceneri.
Mi guardavo attorno alla ricerca di un riparo e all’improvviso vidi una macchia scura agitarsi nel cielo. Aguzzai la vista e mi resi conto che era un ortolano. Le raffiche di vento lo travolgevano e lo scagliavano verso il suolo ma, ogni volta, un attimo prima dell’impatto, lui rincominciava a sbattere le ali e riprendeva quota, finché non si posò ai piedi della croce, di questa croce, ed è stato allora che tutto mi fu chiaro.
Lei una volta mi disse “non ti preoccupare, il cielo ha un piano per tutti” e se mi aveva fatto cadere così in basso era per insegnarmi qualcosa.
Prendere i voti non è stato facile, ma ho affrontato gli anni del seminario senza mai scordarmi quale fosse la mia missione: evitare che altri cadessero nel mio stesso baratro.
Avevo più o meno la vostra età allora, quest’anno vi diplomerete e molti di voi lasceranno Canzo. Da qui in avanti la vita potrebbe diventare confusa, persino spaventosa, ed è per questo che ho voluto portarvi qui, perché spero che, se mai vi sentirete sopraffatti dalla vita, questo posto possa donarvi la pace che ha donato a me.
Ora, come avrete capito, in questa biscottiera non c’è quello che speravate. L’ho portata perché volevo dirle addio assieme a tutti voi, da solo non avrei mai potuto renderla fiera e perché senza di lei non sarei mai diventato il vostro Don Gianpa.

Paola Masala, Simone Piepoli; Pogliano Marco


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