Nicolò apre la porta e si ritrova catapultato nella sua infanzia, i divani gialli plastificati hanno ancora la scavatura che segnava il posto di suo nonno. Gli amici dietro di lui cercano di guardare il più possibile all’interno della casa. “Abbiamo camminato mezz’ora solo per vedere l’arredamento brutto dei tuoi nonni? Non c’è nemmeno campo!” L’odore di chiuso fa storcere loro le narici. Il primo che entra nota la corrente non funzionante, prende il telefono e accende la torcia per dirigersi ad aprire le finestre.
La luce estiva di mezzogiorno dà vita all’appartamento. I muri sono ancora del loro arancione vivo e tutto è sistemato alla perfezione.
“Oh, guardate, il piccolo Nick!” Esclama l’amico di infanzia Pietro passando la fotografia a Nicolò che si è seduto sul divano. Gli compare un sorriso alla vista di quella foto; che svanisce però pensando all’episodio nascosto dietro a essa. Il momento in cui la nonna gli chiese di mettersi in posa. Dopo poco vide i suoi genitori entrare nel salotto con la sua mini valigia. “Hey piccolino, noi tre dobbiamo andarcene per un po’, sai, la mamma non sta
bene qui e noi vogliamo soltanto il bene per lei, no?” Nicolò annuì.
Ha ancora gli occhi fissi sulla fotografia quando nota sullo sfondo il libro sul tavolo della cucina che sua nonna non poteva mai abbandonare. Si è sempre chiesto cosa ci fosse scritto. “È un libro di cucina, sennò la nonna come fa a farti i piatti così buoni?” Gli rispose quando un giorno la trovò a leggerlo in piena notte.
Nicolò si alza dal divano e si dirige verso la libreria per cercare quel libro color bordeaux con i dettagli oro. “Potremmo far ripartire la corrente, cambiare i divani, sistemare qualcos’altro e stare qua per l’estate.” Interviene Matteo. L’amico annuisce senza ascoltarlo e inizia a guardare tra i libri cercandolo in mezzo ai vecchi classici e fotografie di famiglia.
Nicolò, ormai sconfitto, si avvia verso la stanza che un tempo era sua, si siede sul piccolo letto e rivive i momenti passati in quella casa con la nonna fino a quando gli arriva un messaggio da un numero sconosciuto. ‘Avanti.’
“Hey Nick, io e Pietro torniamo in città, vieni?” Avvisa Matteo. “Uhm no, io devo controllare alcune cose, vi raggiungo dopo!” Nicolò saluta i suoi amici e controlla di nuovo il messaggio. Guarda lo specchio fronte a lui e si avvicina, con le dita passa tutta la cornice, visualizza ogni singolo dettaglio di sé stesso e dello specchio: nota una piccola crepa da cui viene una flebile luce che illumina il telefono dietro di lui. Il telefono inizia a squillare e
fa spaventare Nicolò che continua a fissarlo dallo specchio non riuscendo a muoversi.
Passano ancora un paio di secondi quando prende coraggio, si avvicina a passo lento e risponde. “Pronto?” “Sei tornato allora?”
Nicolò fa cadere il telefono incredulo di aver ascoltato la voce della nonna dall’altro capo della cornetta. Indietreggia a passo lento fino a cadere sul letto. Prende di corsa il telefono e inizia a dirigersi verso la porta principale, ma a un passo da essa, gli si chiude in faccia.
Nicolò lancia un urlo e cerca di aprire la porta invano. Il panico e la confusione lo portano a non capire nulla di quello che sta succedendo. Un rumore da dietro lo fa sobbalzare e quando si gira trova il piccolo libro per terra accanto alla libreria. Nicolò lascia la presa sulla maniglia e si appoggia con la schiena alla porta ormai in preda a un attacco di panico. Il libro resta fermo. Con la lieve luce del tramonto si riesce a vedere anche il velluto bordeaux. Si alza in piedi e cammina fino alla libreria dove si china per raccogliere il libro. Accarezza la copertina, e trattenendo il respiro, la apre. Lettere indecifrabili riempiono le pagine. Con la mano che trema inizia a sfogliare le pagine, il brivido freddo lungo la schiena non lo abbandona. Le pagine sono ingiallite, strappate agli angoli, alcune sono mancanti. Nicolò più confuso di prima, le fa passare una a una per cercare qualche parola o immagine a lui familiare, riconosce la calligrafia ondulata e ordinata della nonna, la ricalca col dito e sente un brivido passargli per tutta la schiena. Incastrata tra due pagine, verso la fine del libro c’è una fotografia strappata a metà. Nicolò la prende tra le mani. Ritrae un giovane ragazzo in giacca e cravatta, i suoi capelli ordinati mostrano tutto il viso, le mani dietro la schiena e una mano femminile sulla sua spalla. Nicolò trova una certa familiarità con quella foto e non capisce il perché, torna davanti alla libreria per guardare se ci fosse una foto simile, finché davanti ai suoi occhi trova la metà mancante.
Ritrae sua nonna a vent’anni circa: sorride all’obbiettivo, ha i capelli raccolti in una treccia, indossa un vestito che le arriva alle ginocchia, dei sandali neri. Ha la mano sinistra appoggiata al fianco, il braccio destro sulle spalle di lui.
Unisce le due fotografie rivelando i due ragazzi sorridenti. Nicolò cammina verso il tavolo, rimane fermo per qualche minuto a fissare quel pezzo di carta per poi alzarsi a cercare dello scotch per unirle. Quando ritorna al tavolo e si trova la fotografia capovolta e intatta in un unico pezzo. ‘Bentornato a casa, piccolo Nico. Nonna.’
Martina Marini
martinamarini.studia@mohole.it