Il mito del bosco degli spiriti


Badate tutti, e state a sentire 
non solo gli assesi devon fuggire.
Non dimenticate, errare è la fine 
nomina Asso e la notte al confine 
Giustino nascosto è lì che ti attende 
e la tua faccia nel Bosco poi appende.

Tutto cominciò in una calda notte d’estate. La comunità si era riunita per la sagra di San Miro, patrono di Canzo. La piazza gremita era addobbata a festa, la gente danzava sulle note di flauti e tamburi.

D’un tratto, calò il silenzio. Un’ombra era emersa dalla notte: era Giustino.

Dovete sapere, miei cari, che tra Canzo e Asso corre cattivo sangue ormai da secoli; il contatto tra i vicini popoli era allora più che mai proibito. E a pensarci, non è un caso che Giustino fosse nato dall’unione sacrilega tra un assese e una malcapitata canzese. Non conobbe mai suo padre e, dopo la morte della madre, rimase solo. Viveva in una casetta vicino al confine, emarginato dai compaesani che lo vedevano come il frutto di un peccato. Tolleravano la sua presenza solo perché li riforniva della selvaggina che cacciava lui stesso.

Quella sera Giustino arrivò alla piazza portandosi in spalla la carcassa di un capriolo. Gli occhi vitrei della bestia luccicavano cupi al bagliore delle lanterne, il sangue nero gocciolava lungo le braccia del cacciatore. A quella vista le donne impallidirono e i bambini si nascosero dietro le sottane delle madri. “Carogna d’un assese!” Gridò qualcuno, “non sei il benvenuto, vattene via!” Dalla folla si alzarono presto le voci sprezzanti di tutti i paesani. Allora Giustino se ne andò com’era arrivato, senza dire una parola. Passato qualche minuto, la festa riprese.

La vita nel paese proseguì tranquilla come di consueto. Finché un giorno, tutto cambiò. 

All’epoca io ero soltanto una bambina e stavo raccogliendo legna da ardere con mia madre nella foresta che costeggia il villaggio, oggi conosciuto come il Bosco degli Spiriti. D’un tratto, notai una bizzarra escrescenza su un tronco poco distante e incuriosita mi avvicinai. Le mie grida echeggiarono nella valle. I paesani accorsero e presto una piccola folla si radunò attorno all’albero. Davanti ai loro occhi, un volto strappato, congelato in una smorfia di sofferenza. Orbite vuote ricambiavano il loro sguardo colmo di orrore.

Tuttavia, le brutte sorprese non erano finite: altri volti comparvero nel bosco. Solo dopo la scoperta del quarto fu chiaro che si trattava di assesi, scomparsi misteriosamente nei giorni precedenti. Sebbene le vittime fossero nemiche, la paura serpeggiava tra le vie di Canzo. E se i prossimi fossero stati loro?

Così al crepuscolo alcuni uomini coraggiosi si appostarono nel bosco per smascherare il colpevole. Non potete immaginare il loro sgomento quando Giustino emerse dagli alberi: tra le mani insanguinate il volto dell’ennesima vittima. Gli uomini si avventarono su di lui, lo inseguirono lungo i sentieri impervi, ma i loro sforzi furono vani. Il cacciatore scomparve nella notte. Di lui, non ci fu più traccia.

Sono passati tanti anni da allora e in pochi ricordano la storia di Giustino, ma la sofferenza delle sue vittime risuona ancora tra gli alberi. I più direbbero che si tratti dello stormire del vento tra i rami, ma in realtà sono i lamenti delle anime assesi, intrappolate per l’eternità nel Bosco degli Spiriti. Ogni qual volta la memoria degli anziani testimoni comincia a svanire, accade che, nelle notti più buie, un nuovo volto si unisca agli altri, come se qualcuno non voglia che Giustino venga dimenticato.

Perciò badate, e state a sentire 
non solo gli assesi devon fuggire.
Non dimenticate, errare è la fine 
nomina Asso e la notte al confine 
Giustino nascosto è lì che ti attende 
e la tua faccia nel Bosco poi appende.

Giulia Wauters; Benedetta Presazzi


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