La bambina con gli occhi belli


Michela mugugnò e indicò Qualcosa al di là della finestra. Cominciò a ridere e continuò a indicare finché la madre disse: «Ehi, birichina, cosa stai cercando di dirmi? Vuoi aprire la finestra?» 

Qualcosa fece ridere la bambina, prese un palloncino, lo gonfiò senza chiuderlo, strinse l’apertura e mollò di colpo. La traiettoria e il rumore del palloncino divertirono Michela.

Ciao piccolina.

Dalla bocca della bambina uscirono solo lallazioni, simili a lamenti.

Qualcosa le mise il pollice in bocca. La bimba mugugnò.

Chi mi sta vicino avrà, come per incanto, gli occhi belli…

Michela sorrise. Qualcosa schioccò le dita.

Le mani di Michela cominciarono a muoversi. Non poteva controllarle.

Il clacson della macchina la faceva sobbalzare, il verde degli spinaci la metteva in agitazione. Il pianto, le labbra serrate.

«Dobbiamo portarla da un medico,» si dissero i genitori.

Lo specialista li ricevette nel suo studio. Sorriso, guance rosse. 

La madre tremava, con la paura di chi sta per ricevere un castigo al quale è impossibile sottrarsi.

Il medico si accovacciò di fronte alla bambina, la osservò e disse: «Sguardo perso nel vuoto, scarsa coordinazione nei movimenti, incapacità di esprimersi e comunicare… Presumo che vostra figlia sia affetta dalla Sindrome di Rett.»

Che cosa stanno dicendo? Si chiese la bambina. 

«Stai calma,» le disse la madre mentre cercava di tenerle ferme le mani.

I genitori chiesero al medico se Michela un giorno sarebbe tornata come prima.

Scoppiarono in lacrime.

Nel tragitto verso casa ogni automobilista che passava sfrecciando, facendo suonare il clacson causava dei terribili spasmi in Michela. 

Il sentiero verso casa era davvero interminabile, e fu come se tutti sapessero che da quel momento in poi ogni percorso lo sarebbe stato. 

La madre, che tentava invano di tranquillizzare la figlia, allo stesso tempo si tratteneva dall’accasciarsi per terra e scoppiare in lacrime.

Che cosa mi sta succedendo? Avrebbe voluto gridare la bambina. Io urlo ma nessuno mi sente. 

Un suono in lontananza catturò l’attenzione di Michela. Lo sguardo si perdeva nel vuoto. I genitori rimanevano ammaliati dagli occhi trasognanti della bambina. 

Alcuni artisti ballavano, altri dipingevano con bombolette sui muri. Un sottofondo musicale donava gioia, ristoro per l’anima. Michela si avvicinò sempre di più alla vita. 

Che bella festa, finalmente posso sorridere…

Qualcosa le tappava la bocca, le prendeva le braccia facendole roteare come a un direttore d’orchestra.

Vuoi sapere chi sono?

Michela cercò l’attenzione dei propri genitori. Entrambi piangevano così forte da coprire i suoi lamenti. La piccola aveva gli occhi sbarrati e fissava Qualcosa. Solo io posso sentirlo, toccarlo, percepirlo, pensò la bambina. Una lacrima le solcò la guancia. Qualcosa la asciugò. 

Piccola mia, non ti lascerò mai sola. Io sono Rett.

Tyrone Nigretti
tyronenigretti.studia@mohole.it


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