Il pittore proseguì nella stanza successiva. Quando il pubblico la riempì, lui rimase qualche secondo a guardarlo. Era la sua prima mostra, eppure molti compaesani di Canzo era lì a guardare le sue opere. Fece un respiro profondo e iniziò a parlare: «Alle mie spalle troviamo uno dei dipinti che mi stanno più a cuore. Mi sono ispirato a una leggenda che si tramanda nella mia famiglia da generazioni. Narra di una bambina, Ida, di circa dieci anni e di suo fratello, Leandro. I loro genitori sono morti quando erano piccoli e da quel momento è stato il fratello più grande a doversi prendere cura di entrambi. Cercò di guadagnarsi il pane facendo dei lavoretti per la gente del villaggio, ma da lì a poco nessuno ebbe più bisogno del suo aiuto. Disperato, Leandro si mise a rubare.
Anche Ida volle fare la sua parte e, nonostante gli iniziali rifiuti da parte del fratello, cominciò a rubare assieme a lui.
Un giorno, mentre erano seduti su dei barili, videro un soldato prendere una mela al mercato. Ida, desiderosa di mangiarne una, si girò subito verso il fratello. Leandro le disse di no svariate volte, e Ida si alzò sbuffando,
decisa a prendersela da sola. Ma dopo pochi passi, il fratello la fermò, dicendole che era troppo rischioso.
Andò lui a prenderla.
Leandro si avviò verso la bancarella con la mano tesa verso il frutto. Un signore cercò di superarlo, urtandolo e facendolo cadere. Alzò lo sguardo, la mano del soldato che teneva stretta una mela era davanti a lui. Senza pensarci, si alzò e la prese. Cominciò a correre, ma non fece molta strada. La mano che prima reggeva la mela, ora lo teneva dal colletto della maglia. Leandro si dimenò, ma non riuscì a liberarsi. Il soldato inveì verso di lui, stringendo sempre di più la presa. Lo scaraventò a terra. Tirò fuori la spada dal fodero, avvicinandola sempre di più, fino a sfiorargli il pomo d’Adamo.
Si sentì un urlo. Ida avvolse la gambe del soldato. Lui cerco di allontanarla con il braccio, ma Ida non mollò la presa. Il soldato puntò la spada verso Ida e la colpì, aprendole una ferita che correva dalla spalla fino al torace. Leandro si alzò di scatto e caricò Ida sulla spalla. Iniziò a correre.
“Che vi sia di lezione!” urlò il soldato vedendoli allontanarsi. »
Il pittore fece una pausa. Guardò il quadro e sospirò.
«Questa però è la storia che mi è stata racconta da bambino, per insegnarmi che rubare è sbagliato. La verità è che Leandro non tornò a casa con Ida quella sera. Leandro si alzò di scatto e caricò Ida sulla spalla, ma non non iniziò a correre. Cadde sulle ginocchia, lasciando andare Ida. La bambina lo guardò e vide una chiazza rossa espandersi sui vestiti del fratello. Poi guardò dietro di lui. Il soldato brandiva una spada insanguinata.»
Il pubblico rimase in silenzio, gli occhi fissi sul quadro.
«Come fa a dire che questa è la versione giusta? » una voce echeggiò nella stanza. Il pittore guardò la donna e sorrise.
«Ida era la mia bis bis nonna. »
Nicola Marchesin; Teresa Piovesan