Nel fuoco


Il camion dei traslochi si allontana lungo la via costeggiata
da case a schiera a due piani. Marta appoggia uno scatolone
davanti alla porta d’entrata per riprendere fiato e punta lo
sguardo verso il boschetto di conifere alle sue spalle. Ci
penso io, dice Alberto. Marta lo segue in salotto, osserva le
pareti spoglie, il pavimento occupato per metà dalle loro cose
imballate. Una mano si posa sulla sua spalla. Dobbiamo
festeggiare, le mormora Alberto all’orecchio. Marta si scosta.
Scatolone dopo scatolone, gli oggetti vengono riposti nei loro
contenitori, mobiletti, scaffali. Le stanze si popolano mentre
riemerge il pavimento del soggiorno. Marta si lascia andare sul
divano e sbadiglia, dalla grande finestra vede i lampioni
accendersi uno dopo l’altro. Alberto chiude gli scuri e si
sfrega le mani, Vado a prendere della legna. Marta aspetta di
udire il rumore delle ruote sulla ghiaia, poi si alza e corre a
rovistare nella cassetta degli attrezzi di Alberto. Prende un
chiodo e il martello e comincia a bucare il muro in salotto,
sopra alla stufa. Dalla borsetta estrae il crocifisso di legno
intagliato a mano da sua madre. Così la casa sarà sempre
protetta, le aveva detto. Marta lo appende e si ferma a
guardarlo, si porta una mano al petto. Pensa che Alberto le
dirà che è stanco di vederla sottostare alle stupide regole
religiose di sua madre. Ma a Marta non importa, è anche casa
sua. Lancia un’ultima occhiata al crocifisso e si reca in
cucina, prende una pentola e la riempie d’acqua, poi la mette a
bollire sui fornelli. Sente la porta d’entrata chiudersi Sono

tornato, annuncia Alberto. Marta lo sente aprire lo sportello
della stufa e accende il fuoco, poi Alberto si sposta in cucina
e la abbraccia da dietro. Ho voglia di stare un po’ con te.
Marta lo interrompe, gira la testa di scatto verso il
soggiorno. Shh, hai sentito. Rimangono in silenzio. Dallo
sportello della stufa in salotto giungono un verso straziante
sempre più acuto e dei colpi metallici sempre più deboli. Marta
si precipita ad aprirlo e, con un tonfo, qualcosa finisce a
terra. Vieni a vedere, esclama turbata la donna. Alberto si
avvicina lento, si inginocchia a terra. Un corpo minuscolo. Un
corpo nudo di essere umano adulto, grande come il palmo di una
mano. È rannicchiato e ricoperto da bolle rosse. È morto,
chiede Marta titubante. Alberto si alza e ritorna con una
bacinella d’acqua e la cassetta del pronto soccorso. Esita; con
tocco delicato prende in mano il corpo e lo immerge nella
bacinella, a eccezione della testa. Poi lo avvolge con cura in
garze tagliate su misura. Infine lo appoggia su un cuscino. Lo
osservano in silenzio. Marta avvicina l’occhio a qualche
centimetro dal corpo, nella speranza di captare un minimo
movimento del petto. È troppo piccolo, non capisco se è ancora
vivo. Alberto scuote la testa Non saprei, forse siamo troppo
stanchi. Vuoi dire che ce lo stiamo immaginando, esclama lei.
No, Alberto strizza gli occhi. Non lo so. Abbiamo bisogno di
mangiare, e di dormire. Marta annuisce e si dirige verso la
cucina. Di scatto si ferma in mezzo alla stanza, rigida si
volta e alza lo sguardo sopra alla stufa. Hai tolto il
crocifisso, domanda in tono piatto al marito. Lui non risponde,
alza le sopracciglia. Marta conosce quella scenetta a memoria,

sbuffa. Perchè non puoi accettare che io lo voglia in casa
com’è sempre stato per la mia famiglia. Lo so che pensi sia
stupido, ma mi fa sentire al sicuro. Tiralo fuori e rimettilo
dov’era. Adesso Alberto le sembra strano, esitante. Non gli ha
mai visto questa espressione sul viso. Allora, lo incalza
Marta. Lui scuote la testa L’ho buttato. Marta si dirige verso
i bidoni della spazzatura, ma Alberto la ferma No, l’ho buttato
nel fuoco. La donna si volta lenta, gli occhi sgranati puntati
sul corpicino esanime che giace sul divano. Alberto scuote la
testa con violenza. Non farti venire strane idee. Marta alza
gli occhi al cielo Quindi vuoi dirmi che hai una spiegazione
logica anche per questo, domanda irritata. Alberto scuote
ancora la testa e non dice più una parola. Marta apparecchia la
tavola, mangiano in silenzio. Ogni tanto Marta guarda Alberto
con la coda dell’occhio, sembra arrabbiato. Pensa che dovrebbe
essere lei quella arrabbiata. Dall’altra stanza arriva un
debole rantolo crepitante; Marta punta lo sguardo sulla stufa e
beve un sorso d’acqua per sciogliere il nodo in gola.
Sotto le coperte, nella sua mente si ripetono le immagini di
quel piccolo corpo. Scivola in un sonno agitato e si sveglia
con un sussulto quando Alberto la scuote piano. Cosa succede,
sussurra, che ore sono. Le nove, hai dormito come un sasso.
Marta si infila le ciabatte e scende le scale. Il cuscino è
vuoto. Dov’è finito chiede allarmata. Marta si china a terra e
guarda sotto il divano, si alza e sposta i mobili del
soggiorno, poi corre in bagno e svuota la cesta dei panni
sporchi del giorno prima. Si blocca per un attimo, si precipita
verso la stufa, apre lo sportello: vuoto, non c’è nemmeno

cenere. La donna rimane inginocchiata a terra, sospira. Aiutami
Alberto, dice esasperata. Lui le si avvicina, guarda nella
stufa titubante. Ha di nuovo l’espressione strana del giorno
prima. Si schiarisce la gola e indica un punto sopra la stufa:
il crocifisso è ricomparso.

Michela Bolognani
michelabolognani.studia@mohole.it


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