Notte


La seconda domenica del mese, il momento in cui noi emissari del villaggio ci rechiamo al  Pantheon vicino per donare le nostre offerte agli dei. Come ogni mese posiamo cesti di frutta  sull’altare di Demetra, perché i nostri raccolti siano abbondanti; sugli altari di Era ed Estia, perché  proteggano tutte le famiglie e ogni abitante del villaggio; e infine, più importante, l’offerta  maggiore va all’altare di Apollo, perché faccia sempre splendere alto il sole, facendo durare la luce  il più possibile in modo da favorire il lavoro nei campi, e impedendo all’oscurità che rende tutto  immobile di avanzare. Una volta usciti dal tempio vedo Dafne alzare lo sguardo al cielo “Guardate. Ormai è sera. Ma il sole è ancora alto.” 

Di ritorno al villaggio veniamo accolti dagli anziani, in attesa di un verdetto. “Sono passate ore da quando siamo partiti, eppure il sole ancora splende glorioso. Direi che anche  per questo mese Apollo ha ascoltato le nostre preghiere.” Le parole di Leandro rassicurano anche i  curiosi che si sono avvicinati. Nonostante il sole ancora alto tutti smettono di lavorare, almeno per  oggi. Viene imbandito un banchetto a cui tutti partecipano, offriamo altro cibo e leviamo i calici in  onore degli dei. Nemmeno quando cala la notte ci fermiamo. Accendiamo un falò, e continuiamo a  danzare per ore. Solo quando le ultime braci si spengono decidiamo di andare a dormire.  Vengo svegliata da una leggera scossa al braccio. Apro lentamente gli occhi e sbatto le palpebre un  paio di volte prima di riuscire a mettere a fuoco mia sorella. 

“Cosa c’è?” Ho la bocca ancora impastata.  

“Alzati, abbiamo dormito tutto il giorno, fuori è di nuovo notte.” Electra indica fuori dalla finestra. “Perché nessuno ci ha svegliati?” 

“Perché tutti hanno continuato a dormire. Abbiamo esagerato al banchetto.” Mi alzo e la seguo in cucina. I miei genitori sono seduti al tavolo. Mio padre sta intagliando un  pezzo di legno, mia madre rattoppa una camicia.  

“Abbiamo parlato con alcuni vicini. Abbiamo deciso che è inutile tornare a dormire, ormai  dovrebbe mancare poco all’alba. Restiamo svegli e aspettiamo.” La mamma non alza gli occhi  mentre parla. Mi siedo di fianco a papà e prendo in mano un libro. Lui mi guarda e sorride. “Mi piacerebbe poter fare la stessa cosa.”  

“Te l’ho già detto che sei vuoi ti insegno a leggere.” 

“Lo sai che non ho tempo. Il lavoro è più importante.” Scrolla le spalle e torna al suo pezzo di  legno.  

Restiamo ore seduti al tavolo, ma il sole sembra non voler sorgere.  

Sono passati 5 giorni e il sole ancora non è sorto. Abbiamo iniziato a dormire a turno, su consiglio  degli anziani, per non perderci l’alba. Poco dopo la fine del mio turno sento bussare piano alla  porta e la testa di mia madre fa capolino.  

“È passato Atlas, ha detto che devi andare al palazzo di giustizia. Gli anziani hanno richiesto un  colloquio con voi.” 

Davanti al palazzo trovo Dafne che mi aspetta. 

“Adesso mi sento in colpa. Ho fatto notare io che il sole era ancora alto quando siamo usciti dal  tempio.” 

“Non credo tu centri qualcosa. Gli anziani che idea hanno?” 

“Non hanno fatto trapelare nulla. Appena arrivati si sono seduti in silenzio. Tutt’ora non hanno  proferito parola.”  

“Iniziamo.” Leandro ci passa accanto e si dirige verso la sala del consiglio. Io e Dafne ci scambiamo 

uno sguardo prima di seguirlo. 

Una volta arrivati ci sediamo in cerchio, in attesa che gli anziani inizino a parlare. Dopo qualche  minuto Adamante si alza in piedi. 

“Riteniamo che questo villaggio abbia in qualche modo recato offesa al dio Apollo, e di  conseguenza egli ci sta punendo sottraendoci la luce del sole.” 

Ci scambiamo un’occhiata tra di noi, incerti su cosa fare. Ma la risposta ci viene data dagli anziani. “Crediamo sia necessario che vi mettiate in viaggio per raggiungere l’Oracolo e chiedere consiglio.”  Appena Adamante finisce di parlare tutti gli altri anziani si alzano ed escono dalla sala lasciandoci  soli. 

“Affascinante come sempre.” Dice Atlas con un mezzo sorriso. Leandro lo ammonisce con lo  sguardo. 

“L’Oracolo è a due giorni di viaggio da qui.” Fa notare Luka. 

“Che altra scelta abbiamo? Comunque qui non è che abbiamo molto da fare.” Ribatte Clio. “Partiamo tra due ore. Preparate i cavalli.” Leandro si alza ed esce in fretta dalla sala. 

“Non lo sopporto proprio quando da ordini con quel tono. Ricordami, perché lo abbiamo messo a  capo del gruppo?” Si lamenta Dafne mentre sistema la sella al suo cavallo. 

“Perché altrimenti il suo ego sarebbe rimasto ferito e noi ne avremmo subito le conseguenze.”  Atlas ci affianca. 

“Shh, abbassa la voce. Se ti sente è la volta buona che ti stacca la testa.” Gli dico montando in  sella. Lui si limita a scrollare le spalle. Poco dopo ci raggiungono Clio e Luka. Leandro arriva per  ultimo. 

“Abbaia ordini e non arriva nemmeno in orario.” Do un calcio a Dafne che alza gli occhi al cielo.  

Il viaggio procede in silenzio. Attraversando i villaggi vicini l’oscurità non ci abbandona mai. Appena varchiamo la soglia del tempio veniamo accolti da un gruppo di ancelle che ci guida  dall’Oracolo. La sala dove si trova è piena di incenso, così tanto che la sua figura si distingue a  malapena. Leandro fa qualche passo avanti. 

“Potente Oracolo, a te affidiamo la nostra sorte. Da settimane la notte è calata sui nostri villaggi,  impedendo al sole di prendere il posto che gli spetta. I campi rimangono incolti, le bestie non  vanno al pascolo, nessun uomo lavora più. Potente Oracolo, qual è la ragione di tale disgrazia?” Lentamente l’Oracolo si avvicina, rimanendo sempre celata dal fumo dell’incenso bruciato.  Riusciamo comunque a vedere i suoi occhi diventare bianchi e la sua testa cadere all’indietro. La  bocca le si spalanca e ne esce una voce che sembra provenire dalle profondità del Tartaro. “Per mesi voi avete avanzato una richiesta tanto egoista quanto sconsiderata. Per il vostro  desiderio di prolungare le ore a cui al sole è permesso dominare il cielo, solo per la vostra  ingordigia di ottenere più raccolto, avete osato sfidare le leggi della natura. Avete riempito il dio  del sole di offerte e sacrifici perché accontentasse il vostro capriccio, e lui da dio benevolo e  desideroso della vostra riconoscenza vi ha accontentati. Con queste vostre pretese voi avete  sfidato colei che è l’essenza stessa dell’oscurità, Nyx, dea della notte e padrona delle tenebre, che  ha fatto calare su di voi la sua vendetta, rendendo impossibile al giorno imporsi.” La voce  dell’Oracolo si spezza sull’ultima frase e lei crolla a terra. Viene soccorsa dalle ancelle che subito ci  dicono di andarcene.  

Il viaggio di ritorno passa in completo silenzio. Appena arrivati al villaggio veniamo circondati dalla  gente, in attesa di notizie, ma nessuno di noi sembra voler parlare. Mentre noi torniamo a casa,  Leandro va a raccontare quanto detto dall’Oracolo agli anziani. Quando entro in casa mia madre si 

avvicina. Mia sorella e mio padre girano lo sguardo verso di me. Ma li evito e vado nella mia  camera. So che vogliono sapere, ma non credo di averne la forza. Non so quanto passa quando  qualcuno bussa alla porta. Senza una parola vado ad aprire e mi trovo davanti Clio. “Dobbiamo preparaci, partiamo di nuovo. Gli anziani ci hanno detto di tornare al Pantheon e  pregare Zeus perché faccia cessare la collera di Nyx.”  

Questa volta oltre che le solite offerte di frutta cospargiamo l’altare del padre degli dei con miele e  incenso, e vi sacrifichiamo davanti un vitello. Per qualche ragione però, nessuno di noi sembra  stupito di trovare il cielo ancora buio quando usciamo.  

Ognuno torna nella propria casa, e tutti ricominciamo ad aspettare. I giorni passano con la stessa  monotonia, senza il lavoro nei campi la gente non sa cosa fare. I pescatori fissano le reti in mare,  ma le recuperano solo dopo ore, fortunatamente piene come non le abbiamo mai viste. I  cacciatori a volte riescono a catturare qualche animale che, pensando di essere protetto  dall’oscurità, si avvicina troppo al villaggio, e gli agricoltori raccolgono i pochi frutti che lentamente  stanno maturando. Ma finiti quei compiti, non c’è nulla da fare. Per la prima volta da anni le  persone non sanno come riempire il tempo. Il villaggio è stato cosparso di fiaccole, sotto le quali le  persone ricamano o leggono. Gli insegnanti si prendono il tempo per insegnare a leggere e a  scrivere agli adulti. I bambini, non più spaventati dall’oscurità, la sfruttano per nascondersi e poi  rincorrersi quando si trovano, e a volte i genitori si uniscono a loro. Il tempo sembra aver smesso  di scorrere.  

Quattro giorni dopo la nostra visita al Pantheon, siamo di nuovo in viaggio, verso un tempio  dedicato a Nyx, che, si dice, alcune praticanti di magia occulta hanno costruito al di là delle  montagne, dove la natura regna indisturbata. Ce lo hanno suggerito gli anziani, preoccupati dal  mancato aiuto del padre degli dei. L’umore durante il viaggio varia parecchio. Atlas e Dafne non  sono stati zitti un attimo, parlando di qualsiasi cosa. Luka è poco più lontano di loro e di tanto in  tanto si aggiunge ai loro discorsi. Leandro parla raramente, e solo per dirci che direzione prendere.  Io e Clio siamo in silenzio da quando siamo partiti. Non guarda nemmeno la strada, lascia che il suo  cavallo segua quello di Leandro, mentre lei continua a giocare con le redini. Decido di avvinarmi. “Tutto bene?” Lei fa cenno di sì con la testa, ma non alza gli occhi. 

“Sei nervosa?” Deglutisce, ma non risponde. 

“Clio?” La vedo mordersi il labbro, e se possibile, abbassa ancora di più lo sguardo. “Ho paura.” Ha la voce così bassa che riesco a malapena a sentirla. Con il dorso della mano si  strofina l’occhio destro.  

“È imbarazzante, vero? Non dovrei esserlo, ho scelto io questo ruolo. Ma ho paura.” “Perché dici così? Cedo sia normale avere paura, in questo caso.” 

“Voi non ce l’avete però.” 

“Non posso parlare per gli altri, ma ti assicuro che anche io sono spaventata. Nessuno è mai stato  a questo tempio, non sappiamo nemmeno se esista veramente. Potremmo star viaggiando a  vuoto, e verso una zona che nessuno conosce bene. Non penso sia imbarazzante averne paura.” Clio sorride e ricomincia a guardare la criniera del suo cavallo.  

“Grazie Talìa.” 

Non so da quanto siamo in viaggio, so solo che quando Luka rischia di cadere da cavallo per il  sonno, Leandro dice che è meglio fermarci. Scendiamo tutti da sella e leghiamo le redini agli alberi.  Poi stendiamo delle coperte e ci sediamo sopra, attorno al fuoco che Atlas accende. Dafne si siede  accanto a me. 

“Di cosa stavate parlando prima tu e Clio?” 

“Segreto.” Lei sbuffa. 

“E tu e Atlas invece?” 

“Di qualsiasi cosa, più che altro di quanto è dispotico Leandro.” 

“Avete un desiderio di morte? Lui era a pochi metri da voi…” 

“Era troppo concentrato su stesso, come al solito, per ascoltare noi due.” 

“Spera che sia vero.” 

Decidiamo di fare a turno per dormire un po’. Leandro copre il primo turno, ovviamente.  Quando mi sveglio trovo Atlas di guardia, e Luka seduto vicino al fuoco con una mappa in mano.  Gli altri ancora dormono. Mi alzo in piedi e mi avvicino ad Atlas. 

“Vai a dormire ti do il cambio.” 

“Grazie agli dei, mi si stavano chiudendo gli occhi.” Mi passa il pugnale che ha in mano e mi siedo  contro l’albero a cui era appoggiato. Passano pochi minuti da quando si corica e lo sentiamo  iniziare a russare. 

“Tu perché sei sveglio?” 

“Non riesco più a dormire.” Luka non stacca gli occhi dalla mappa. 

“Sono preoccupato sai…” 

“Come mai?” 

“Mia madre mi ha dato questa mappa, non so come ma c’è segnata la posizione del tempio. Vedi?  Per arrivarci dobbiamo attraversare questa zona.” Gira il foglio verso di me e mi indica un punto  dove sembra che qualcuno abbia rovesciato dell’inchiostro. Di fianco c’è segnato il nome del  luogo. 

“La Macchia. Tu sai cos’è?” Passo un dito sopra la scritta. Luka tira fuori un libro. “Ho preso questo dalla biblioteca prima di partire. Parla di queste montagne. La Macchia è un  punto di foresta, talmente fitto che la luce del sole non supera mai il muro di rami e foglie, e  sembra che ci sia un vento così forte da impedire l’accensione di fuochi. Da qui il nome, perché  sulle mappe lo segnano sempre con una macchia di inchiostro, visto che lì è sempre scuro.” “E ti preoccupa quel pezzo?” 

“Sì, insomma, sembra che tutti cercassero di evitarlo, proprio perché non passa luce. Ma noi  dobbiamo attraversarlo per forza. Non si sa che cosa potremmo trovarci.” 

“Beh, non che l’oscurità ci cambi qualcosa a questo punto.” Luka si mette a ridere. 

Dopo alcune ore, quando tutti si svegliano, ci rimettiamo in viaggio.  

“Tu credi che il tempio esista davvero?” Atlas si avvicina a Leandro, che tiene gli occhi puntati sulla  strada. 

“Deve esistere.”  

“Non è quello che ti ho chiesto.” Insiste Atlas. Leandro non risponde. 

“Sei preoccupato Leandro?” Dafne, qualche metro più indietro, alza la voce per farsi sentire.  Nemmeno stavolta lui risponde. 

“Hey, ti ho fatto una domanda. In teoria sarebbe buona educazione rispondere.” Dafne si avvicina  un po’ di più. 

“Certo che no.” Ma la sua voce non sembra sicura come al solito. Io e Dafne ci guardiamo. “Non c’è nulla di male a essere preoccupati, sai?” Dice Clio, con il tono di voce più alto che le abbia  mai sentito usare. Mi giro verso di lei, che mi accenna un piccolo sorriso.  

“Clio ha ragione. E se fossi preoccupato almeno sapremmo che effettivamente sei umano.” 

Aggiunge Atlas. Ci mettiamo tutti a ridere, ma Leandro rimane serio. 

“Smettetela.” 

“Lo sai che non devi sempre essere così serio e impostato vero? A noi non importa se per una  volta ti lasci andare e ammetti di non sapere quello che stai facendo.” Leandro si gira verso di me,  con uno sguardo che potrebbe uccidermi, se ci mettesse un po’ più di impegno. Mi fissa per  qualche secondo e poi torna a guardare la strada.  

“Come non detto.” Sento Luka sussurrare. Dafne si avvicina. 

“E poi siamo io e Atlas ad avere un desiderio di morte?” Alzo gli occhi al cielo mentre lei ride.  

Ci fermiamo a riposarci altre due volte prima di raggiungere la Macchia. Ma capiamo  immediatamente di averla trovata quando ci arriviamo davanti, senza bisogno di consultare la  mappa. La foresta a cui ci siamo abituati si interrompe bruscamente per lasciare spazio ad alberi  più alti, i cui rami si intrecciano tra loro, rendendo quasi impossibile capire dove finisca uno e inizi  l’altro. Luka non esagerava ad essere preoccupato. Nonostante il viaggio al buio della notte, siamo  sempre riusciti a vedere la strada, grazie a luna, stelle e fiaccole. Ma qui, le foglie bloccano la luce  della luna, e appena Leandro si avvicina di poco ai margini della Macchia, una folata di vento gli  spegne la fiaccola. 

“Come facciamo ad andare avanti?” La voce di Dafne esce tremante.  

“Se il vento continua a spegnere le torce sarà difficile uscire da lì.” Anche la voce di Atlas è incerta. “Non importa. Dobbiamo avanzare. Dobbiamo superare questa foresta per arrivare al tempio.”  Leandro cerca di mantenere il tono sicuro, ma anche la sua voce trema leggermente. Nonostante  la paura, avanziamo comunque.  

A mano a mano che procediamo le nostre torce iniziano a spegnersi, e riaccenderle sembra inutile,  il vento è troppo forte. Quando anche la fiaccola di Clio, l’ultima rimasta, si spegne, rimaniamo  completamente al buio, non riusciamo nemmeno a vedere i nostri compagni.  “E adesso?” La voce di Luka mi sembra vicina, ma comunque non so dove sia. “Dobbiamo procedere.” Leandro sembra più avanti rispetto a noi. 

“Ma come facciamo? Non si vede niente, potremmo perderci. È pericoloso andare avanti.” Atlas  adesso è nel panico, si sente dal tono. 

“Leandro?” Continua dopo che non riceve risposta. 

“Sto pensando.” Rimaniamo in silenzio, i cavalli fermi. Il rumore del vento è l’unica cosa che  sentiamo. 

“Talìa?” Sento la voce di Dafne, poco più di un sussurro, dietro di me. 

“Sono qui.” Sento il rumore degli zoccoli avvicinarsi mentre Dafne segue il suono della mia voce.  Poco dopo sento la sua gamba sfiorare la mia 

“Sei tu?” Le dico di sì. Sento la sua mano toccare il mio braccio e gliela afferro. Lei stringe la presa.  La sento tirare su col naso. Il buio l’ha sempre terrorizzata. Le accarezzo il dorso della mano con il  pollice. Rimaniamo tutti in silenzio per minuti interi.  

“Nyx ti prego, so che ti abbiamo recato offesa, ma ti supplico, aiutaci attraverso l’oscurità, o non  potremo raggiungere il tuo tempio e donarti le nostre offerte. Ti prego, ti prego…” La voce di Clio è  poco più di un sussurro, forse non pensava che qualcuno potesse sentirla. Non mi ero nemmeno  accorta che fosse di fianco a me. Passa qualche altro minuto. Poi all’improvviso un piccolo puntino  luminoso spunta in mezzo l’ebra alta. E insieme a quello, uno dopo l’altro, tanti altri puntini  luminosi iniziano a levarsi, illuminando lievemente la foresta. 

“Lucciole.” Clio si guarda intorno meravigliata. Sento Dafne fare una mezza risata e dare una 

stretta alla mia mano. Sempre più lucciole si sollevano dai cespugli, rendendoci possibile vedere la  strada. Nessuno di noi sa cosa dire, ci guardiamo intorno a bocca aperta, e quando Leandro fa  ripartire il suo cavallo, noi lo seguiamo senza proferire parola. 

Le lucciole ci guidano fino ai margini delle Macchia, dove si fermano. Una volta usciti dalla foresta  riusciamo a vedere le colonne del tempio a pochi chilometri di distanza. 

“Allora esiste.” Luka ha ancora la stessa espressione meravigliata che aveva per le lucciole. “E meno male direi.” Atlas invece è tornato al suo solito sarcasmo. 

Quando arriviamo al tempio, le mura completamente dipinte di nero ci lasciano nuovamente a  bocca aperta. Mai visto un tempio con colori scuri. Ma quello che troviamo all’interno ci lascia  ancora più stupefatti. Le pareti sono completamente ricoperte di dipinti, che raccontano la storia  di Nyx. Ma non è nemmeno la parte più sorprendente. I dipinti si muovono. Nemmeno ora  sappiamo cosa dire. Anche quando arrivano delle ancelle, ci è difficile proferire parola. Ma  Leandro si schiarisce la gola, e cerca di parlare. 

“Noi siamo…” 

“Sappiamo chi siete, e sappiamo perché siete qui. Io mi chiamo Artemisia.” Una delle ancelle si fa  avanti. Indossa una tunica nera, con un mantello che le copre anche la testa, come tutte le altre.  “Prima che avanziate le vostre preghiere, vorrei raccontarvi una storia.” Artemisia ci indica uno dei  dipinti, in cui la dea, raffigurata avvolta da un mantello nero che le copre anche il volto, è  circondata dall’oscurità, insieme ad altre divinità.  

“Quella di Nyx, una delle divinità primordiali, che ha contribuito alla nascita dell’universo come lo  conosciamo. Personificazione stessa della notte e dell’oscurità, è tra le divinità più antiche e potenti. Persino Zeus la teme.” Artemisia prosegue davanti a un dipinto raffigurante il padre degli  dei che si inginocchia davanti a Nyx.  

“Ma nonostante sia legata all’oscurità, Nyx non è una divinità malevola, come fanno invece  trasparire le credenze popolari. Spesso la dea ha aiutato persone e villaggi in difficoltà. Anche  durante una delle guerre più grandi passate alla storia, il suo aiuto è stato fondamentale.”  Artemisia si volta verso un dipinto, dove viene raffigurata la guerra di Troia. Nell’immagine i soldati  greci ringraziano la dea per averli protetti con l’oscurità, permettendogli di uscire dal cavallo senza  essere visti.  

“Allora come spiegate la nostra punizione?” Chiede Leandro. 

“Guardate.” Alcune ancelle prendono un telo nero ma trasparente e lo appoggiano a una parete,  dove è raffigurata l’immagine di un villaggio. Non ha segni particolari, potrebbe essere un villaggio  qualsiasi. Ma quando ci appoggiano sopra il telo l’immagine inizia a cambiare, fino a diventare il  nostro villaggio. Artemisia si avvicina alla parete. 

“Da tempo il vostro villaggio si è concentrato solo sul lavoro. Negli anni sempre meno persone si  preoccupavano della loro istruzione, di passare del tempo con le loro famiglie o di dedicarsi ad  attività di svago. L’oscurità è stata vostra amica. Nonostante nessuno stia più lavorando  assiduamente, il villaggio ha continuato a vivere. La luna sempre piena ha favorito l’alta marea, e  di conseguenza l’afflusso di più pesci, e i frutti e gli ortaggi hanno continuato a crescere, più  lentamente ma con costanza. Avete avuto modo di fermarvi e ritrovare un’armonia.” Attraverso il  telo vediamo adulti leggere e scrivere e bambini rincorrersi nel buio, insieme ai loro genitori.  Quando Artemisia finisce di parlare nella sala cala il silenzio, e lei e le altre ancelle lasciano la  stanza. Rimaniamo in silenzio, a guardare le immagini sulle pareti e riflettere su quanto ci ha detto. “Quindi lo avrebbe fatto per noi?” Leandro sembra arrabbiato. 

“Ma l’Oracolo ci aveva detto che l’oscurità era la vendetta di Nyx, per averla fatta infuriare.” Dice 

Luka con espressione confusa. 

“Non sarebbe la prima volta che le parole dell’Oracolo risultino non esatte.” Dafne continua a  guardare i dipinti mentre parla.  

“Quello che ha detto Artemisia però è vero. Non ricordo di aver mai visto il villaggio così riposato e  rilassato. E così felice, anche.” Clio tiene lo sguardo rivolto verso Leandro, che ha un’espressione  furiosa.  

“Ci ha costretti all’oscurità per settimane.” Sta quasi urlando.  

“Hai ragione, ma ha ragione anche Clio, quello che ha detto Artemisia è vero. Era come se il lavoro  fosse diventato l’unica cosa importante.” Atlas cerca di farlo ragionare.  

“Come vi pare. Io non sprecherò altro tempo a donarle offerte. Voi siete liberi di farlo.” “Siamo venuti qui su consiglio degli anziani. Vorresti disobbedirgli?” Sta per uscire dalla sala ma lo  afferro per un braccio. 

“Se davvero questa divinità è così benevola come dicono non ci avrebbe fatto passare queste  pene.” 

“Ma hai ascoltato qualcosa di quello che ha detto Artemisia? Lo ha fatto per aiutarci a ritrovare  un’armonia…” 

“Ho detto che non mi interessa.” Si libera dalla mia presa e si avvia verso l’uscita.  “Leandro!” Lo seguo fuori, ma appena apre la porta sono costretta a fermarmi e chiudere gli occhi.  La luce è talmente forte da fare quasi male. Lentamente sbatto le palpebre abituandomi a questa  luminosità. 

“Non è possibile…” Anche Leandro si è fermato sulla porta. Nel cielo splende alto il sole, più  luminoso di quanto mi ricordassi. Velocemente ci raggiungono anche gli altri, che come noi si  fermano sulla porta a guardare il sole a bocca aperta.  

“Come? Non abbiamo ancora portato le nostre offerte all’altare della dea.” Dice Dafne. “Perché tutto quello che voleva Nyx era che voi capiste le sue intenzioni. Non voleva che la  supplicaste per il suo perdono, solo che vedeste le cose da una diversa prospettiva.” Artemisia e le  ancelle ci hanno raggiunti.  

“È stato un piacere riceve la vostra visita, ma adesso è ora che andiate. Il vostro villaggio vi  aspetta.” 

Arrivati al villaggio la gente è in trepidazione. Ci accolgono come eroi, ma noi fermiamo i  festeggiamenti e spieghiamo cosa è successo davvero. Dopo aver ascoltato il nostro racconto gli  anziani decidono di costruire un tempio dedicato a Nyx, vicino al Pantheon, e tutti si dicono  d’accordo. Le giornate ricominciano con il loro solito andamento, ma con una nuova  consapevolezza. Leandro decide di dimettersi dalla sua carica, e lascia il gruppo degli emissari.  Dafne viene eletta come nuovo capo. Alcune ancelle del tempio oltre le montagne vengono ad  aiutarci nella raffigurazione dei dipinti che narrano la storia di Nyx. Il tempio viene finito in poco  tempo e il nostro gruppo lo inaugura con le prime offerte. I dipinti ci lasciano senza fiato. Questa  volta la dea viene raffigurata con il volto coperto da un leggero velo che lascia intravedere i suoi  lineamenti, che assomigliano terribilmente a quelli di Artemisia.

Ilaria Bonelli 
ilariabonelli.studia@mohole.it


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