La scarpiera è rimasta nello stesso angolo della stanza sin da quando Stefania aveva lasciato
Canzo per trasferirsi a Milano. L’ultimo spazio rimasto viene riempito da un paio di scarpe
eleganti Louis Vuitton; Stefania fissa la seconda valigia, piena di altre calzature.
Sospira, dispone le restanti paia lungo la parete della stanza in ordine di altezza del tacco, in
base al colore e al prezzo. Stefania sussulta. Aveva portato con sé otto paia di scarpe Gucci,
invece sono solo sette. Si volta di scatto e si accorge con sollievo di averle appoggiate dietro di
lei. Termina l’esposizione con le zeppe ingioiellate Alexander McQueen.
Stefania sceglie una scarpa da ginnastica Stuart Weitzman con zeppa interna, si guarda
compiaciuta i piedi allo specchio e urla a sua madre che sta andando a fare una passeggiata
per il sentiero di Budracch.
– Con quattordici sentieri devi proprio scegliere quello?
– Non essere pesante, sono la prima a non volersi avvicinare al lago.
– E quelle ti sembrano scarpe adatte a una passeggiata? Prendi i miei scarponcini da
montagna, dovremmo avere lo stesso numero.
– Quegli obbrobri? No grazie, ci vediamo a cena.
Stefania, all’imbocco del sentiero tra i pini, sblocca il cellulare per impostare la modalità
aereo. Sullo schermo appare il numero della sua assistente; Stefania sbuffa.
– Mi sembrava di essere stata chiara. Sono via da nemmeno due giorni, ma cosa vi pago a
fare? Ci risentiamo tra due settimane. –
Il cellulare finisce tra gli arbusti e Stefania, incurante, prosegue la passeggiata. Due bambini
corrono nella sua direzione, Mio dio, ma che marca sarebbe? Poveri bambini. I genitori li
seguono gridando di rallentare. Non posso credere che esistano anche per adulti! Che scarpe
oscene! Il sentiero finalmente è vuoto, perfetto per godersi il silenzio di cui Stefania aveva
bisogno. Delle urla soffocate la riportano alla realtà, alza lo sguardo e davanti a lei l’immensa
distesa di acqua del Lago del Segrino le provoca un nodo alla gola. A pochi metri dalla riva
qualcuno annaspa nell’acqua; a fianco, una barchetta capovolta.
– Aiuto!
– Resisti!
Stefania fruga con le mani tremanti nelle tasche della felpa, spalanca gli occhi.
– Cazzo!
Si guarda attorno, è tutto immobile tranne quel punto nel lago dove l’acqua si agita, e i
ricordi tornano vividi a dieci anni prima: sente l’acqua invaderle i polmoni.
Nessuno sa che sono qui.
Stefania dà le spalle al lago, fa due passi allontanandosi dalla riva e poi si blocca.
Se nessuno mi avesse salvata non sarei qui.
Stefania corre verso l’acqua e si tuffa. Afferra l’uomo per un braccio e con tutta la forza che
ha lo trascina a riva. Lui, sdraiato a terra, vomita dell’acqua sui sassi. Stefania si guarda i
piedi: una scarpa è inzuppata, l’altra galleggia a pochi metri dalla riva. L’uomo si riprende.
– Perché ci hai messo tanto?
– Stai scherzando? Non puoi ringraziare e basta? Per prima cosa anche a me è successo e non
sono mai più entrata in acqua da allora. E poi guarda le mie scarpe! Sai quanto le ho pagate?
L’uomo nota la scarpa che galleggia in acqua.
– Scusa, scusa. Hai ragione, ti ringrazio. Quella la recupererò io non appena avrò sistemato
la barca.
Stefania si toglie l’altra scarpa, la appoggia su una roccia vicina e porge una mano all’uomo.
– Non ha importanza… almeno sei vivo. Forza, andiamo.
Virginia Della Balda; Michela Bolognani