SCACCO MATTO


Il vento gelido faceva breccia senza difficoltà nei vestiti dell’Uomo. Si trascinava con fatica verso il luogo dell’incontro, un’oasi verde in mezzo a chilometri di banchina bianca.
Raggiunta la zona constatò che non faceva così freddo, mentre si sfilava il pesante giubbotto.
Non vedeva nessuno. Erano presenti solo una scacchiera e uno specchio.

Attese a lungo. Per la noia iniziò a toccare i pezzi trasparenti di quella scacchiera. Avevano una leggera sfumatura che rendeva distinguibili i due diversi schieramenti, sembravano di ghiaccio.

Nel momento in cui sfiorò la regina del lato più lontano, un frastuono improvviso, proveniente dal sottosuolo, immobilizzò l’Uomo dal terrore.

Il mezzo busto di una donna emerse da terra. Una donna bellissima: appariva allo stesso tempo onnipotente e fragile, forse era solo stanca.

Lo sguardo fiero e deciso, ma allo stesso tempo buono.

– Per essere la morte non fai paura – disse l’Uomo.

– Infatti sono Gaia, o almeno è così che mi chiamate – rispose.

L’uomo, imbarazzato, per interrompere quel silenzio assordante, disse: 

– Non è strano che faccia così caldo qui? 

– Esattamente – rispose gelida.

I due erano divisi dalla scacchiera. Gaia indicandola con il capo fece segno all’Uomo di fare la sua mossa. 

I pezzi erano tutti al proprio posto. Quelli di Gaia erano diventati bianchi, quelli dell’uomo neri.

– Perché dobbiamo affrontarci?

– Non ne ho idea, sei tu che lo hai voluto. 

Terminata la frase uno dei pedoni neri si mosse in avanti da solo.

– Che significa tutto questo? – chiese stupito.

– Dovresti saperlo, visto che sono secoli che lo fate.

I pezzi intanto continuavano a muoversi, i neri sembravano in vantaggio e la temperatura aumentava. In risposta lo specchio brillava.

– Puoi dirmi almeno cosa significa quel luccichio?

– Mi avvisa di ogni situazione di emergenza, potrei farti vedere con i tuoi occhi ma non è un bello spettacolo.

– Non ci sto capendo nulla. Fammi vedere!

In un istante nello specchio comparvero incendi, foreste rase al suolo, branchi di animali uccisi e altri affamati e confusi dai mutamenti dei loro habitat: la scomparsa della biodiversità.

– Sono stato io? – balbettò l’Uomo.

– Chi altri? – seccamente Gaia.

– Solo con una mossa?

– Si… sono secoli che muovi pedoni in quel modo.

 Il rumore del cavallo nero che distruggeva l’alfiere portò nuovamente l’attenzione sulla scacchiera.

– Ma io non ho fatto nulla. Com’è possibile? Gaia mi hai visto! Ero qui che guardavo nello specchio.

– Tu pensi di non fare nulla. Da secoli il tuo non fare nulla mi sta distruggendo. E ora non fare quell’espressione stupita, questo è ciò che definisci “Progresso”.

Nello specchio tutto era blu. Tuttavia il colore cominciò gradualmente a mutare, prendendo toni verdastri, scuri e grigi. 

Milioni di navi, aziende, industrie, scaricavano rifiuti solidi e liquidi tra le onde. Plastiche e vetri squartavano pesci e animali marini; i pochi sopravvissuti alla pesca selvaggia.

– É vero, è colpa mia, lo ammetto. Ma sto provando a rimediare! – si giustificò l’Uomo.

– Come? Producendo milioni di borracce e spazzolini di bambù? Pensi che tu possa cavartela con così poco? Mettici un po’ d’impegno. I leader della tua specie hanno finto di preoccuparsi senza far nulla per troppo tempo. Eppure i segnali che vi avevo dato erano stati tanti. 

Il fracasso delle torri bianche distrutte interruppe le loro voci. Faceva caldo e i pezzi bianchi rimasti erano pochi. L’uomo continuava a spogliarsi grondante di sudore mentre nello specchio l’azzurro del cielo gremito di volatili di ogni tipo, si anneriva con una conseguente pioggia devastante. Inondazioni e maremoti annientavano città e raccolti.

– Cosa succede se vinco la partita? Come posso salvarti? – strillò l’Uomo in preda ai singulti.

– Mi sa che non hai ancora capito. Tu non puoi vincere. Non sei tu che devi salvarmi, ero io che cercavo di farlo, ma sembra che non vogliate sopravvivere. Io sono qui da prima della tua esistenza e ci sarò anche dopo la tua estinzione.

Sulla scacchiera la regina nera faceva a pezzi quella bianca e proprio di bianco si colorò lo specchio. Bianco ghiaccio che si scioglieva, si scioglieva, si scioglieva.  L’uomo si guardò allo specchio e vide sé stesso.  Si sentì mancare la neve sotto i piedi. Il re bianco era in A5; torre nera in F5, alfiere nero in E1, regina nera in C6.

Gaia mentre lo osservava scomparire, con tristezza si scusò, stavolta non era riuscita a proteggerlo dalle sue stesse azioni.

Scacco matto. La sesta estinzione di massa era completa.

Simone Piepoli
simonepiepoli.studia@mohole.it



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *