Alessandro è sdraiato sul letto, guarda una foto sbiadita, con il polso si strofina il naso umido.
“È pronta la cena,” dice la madre entrando in camera. Gli scompiglia i capelli, lui inarca le labbra.
“Non voglio venire se papà non torna.”
“Papà non può tornare.”
“Allora io imparo a volare, così posso stare vicino a lui ogni volta che voglio.”
“Amore, Lo sai che non è possibile.”
“Papà diceva, che se ci credi puoi volare, e poi io ho le piume!.”
“Alessandro, ti prego smettila!”
“No!”, gli grida contro.
La madre tenta di abbracciarlo, lui si divincola. Cerca di afferrarlo, urta il portafotografie che cade e si frantuma.
Alessandro è impietrito. Lo sguardo rimane fisso sulla crepa nel vetro.
“Mi dispiace,” dice la madre rompendo il silenzio.
“Hai fatto male a papà. Ti odio.”
Alessandro si fionda verso l’uscita.
Arriva al Sentiero dello spirito del bosco, si guarda più volte indietro. Per qualche istante, un velo di preoccupazione e ansia si tratteggia sul volto.
Si siede sotto un albero e prende fiato. Cinguettii, fruscii; vede delle foglie muoversi sopra di lui. Si erge il vento, Alessandro si rannicchia. Batte i denti, le labbra iniziano a screpolarsi . Gli uccellini cessano di cantare. Arriva l’imbrunire.
Voglio tornare da mamma, pensa Alessandro. Le gambe sono gelide, Tenta di alzarsi, ma scivola sul terreno vischioso. Poi, prende un ramo spezzato, riesce a fare leva, e a rimettersi in piedi. Ora nel bosco pervade l’oscurità. Dove sei mamma? Chiede il bambino.
Si friziona le braccia con entrambe le mani, cammina velocemente avanti e indietro.
Mamma, non è vero che ti odio, non lo dico più. Hai ragione, io non posso volare come papà. Faccio il bravo, te lo prometto, dice con voce alta.
Le braccia e le gambe di Alessandro formicolano. Si siede di nuovo vicino all’albero. Socchiude gli occhi.
I rami vengono scossi da impetuose folate di vento, la parte superiore del tronco oscilla.
“Ehi, campione.”
“Papà, allora non sei più in cielo?”
“Non vuoi più imparare a volare?, Guarda sopra di te.” Alessandro alza gli occhi e vede che i rami dell’albero sono ornati di piume. La violenza del vento a momenti sradica i rami, producendo un frastuono tale da svegliare uno stormo di uccelli che fugge spaventato.
“Alessandro, sei qui?” grida una voce.
“Mamma, sto raccogliendo le piume.”
“Sì, amore, ma ora non ti muovere, c’è la bufera, è pericoloso”
Alessandro si arrampica sull’albero con frenesia. L’albero oscilla, ma il bambino non distoglie lo sguardo dalle piume.
“Alessandro! Scendi ti supplico.”
“Non preoccuparti mamma, io volerò.”
Alessandro è in piedi su un ramo dell’albero, tiene le braccia aperte a elica. Fa un passo e si lascia al vuoto. La natura inizia a tremare alle urla straziate della madre.
“Mamma, perché piangi?” sussurra Alessandro, mentre annaspa coricato tra le braccia della madre, “anch’io ho imparato a volare come papà”. dice mentre i suoi occhi dolcemente si chiudono.
Tyrone Nigretti, Lorenzo Tortorelli