Di Giulia V.V. Muraglia
DIECI ANNI DOPO…
Tutto Qui
di Gazzelle
Il paesaggio scorre veloce sotto gli occhi di Ofelia, che osserva svogliatamente il contrasto tra cielo grigio e mare blu all’orizzonte, inframmezzato da imponenti ulivi.
“Candy, quindi?”
Ofelia esce dai suoi pensieri, girandosi verso la sua migliore amica.
“Scusa M, dicevi?” Marla le dà un pugno sul braccio in tutta risposta.
“Smettila di farmi parlare a vuoto.” Le fa la linguaccia. “Dicevo, quindi stasera usciamo? Chiedo anche a Lana e Dre”.
“Certo,” Ofelia sorride, “ci sono anche gli altri?”
“Non saprei, dopo li chiamo.”
Ofelia si volta di nuovo verso il finestrino, appoggiandoci sopra la fronte. Marla le lancia un’occhiata e sospira.
“Oh tesoro, sei arrivata! Mi dispiace di non essere venuta a prenderti, ma con tuo nonno non guidavo mai e adesso non riesco… Oh tesoro, mi dispiace.”
Ofelia la stringe forte a sé.
“Ciao nonna, mi sei mancata. Non ti devi preoccupare, ci ha pensato Marla e davvero, non è un problema.”
La nonna le sorride, triste.
È invecchiata: le rughe sul viso sono raddoppiate, i lunghi capelli grigi sono ormai spenti e il sorriso non raggiunge gli occhi. Quando se n’è andato il nonno, se n’è andata via anche una parte di lei.
Ofelia recupera la sua valigia e saluta Marla, dandole appuntamento per quella stessa sera al solito bar in centro, come ogni estate.
“Allora tesoro, com’è andato il volo? Hai mangiato?”
“È andato bene e si, mi sono presa un trancio di pizza appena arrivata in aeroporto.”
La nonna la prende sottobraccio trascinandola in casa.
“Ho fatto scorta di Coca Cola, è in frigo se la vuoi.”
Ofelia le stampa un bacio sulla guancia. “Sei la migliore!”
Dopo qualche chiacchiera, o scambio di gossip, come piace dire alla nonna, quest’ultima esce per andare al suo club del cucito.
“Un altro club? Non trovi che ti stai sovraccaricando di cose da fare, nonna?”
“Sono una vecchia nonna in pensione e questa casa è troppo grande e silenziosa per passarci le giornate da sola.”. Un altro sorriso triste.
“Comunque tesoro, non torno per cena, Gianni ha organizzato un aperitivo in centro per festeggiare il suo compleanno, ti dispiace?”
“Tranquilla nonna, vai e divertiti, ma non bere troppo. Ci incrociamo in centro allora, stasera esco con Marla e gli altri.”
“Portati un ombrello quando esci, è previsto un temporale.”
Ofelia saluta la nonna e sale in camera sua. Aprendo la porta, il solito profumo di lavanda e lenzuola pulite la avvolge: sembra che nulla sia cambiato.
Si toglie la tutina nera, troppo pesante per il clima pugliese di agosto, e la sostituisce con un corto prendisole bianco, in contrasto coi suoi lunghi ricci scuri: l’era dei capelli rosa è finita con Oxford.
Con un asciugamano da spiaggia sottobraccio e il portatile in una mano, va in cucina a prendersi una lattina di Coca Cola, per poi uscire in spiaggia. Appena il piede affonda nella sabbia calda, si rilassa: è di nuovo a casa.
Ofelia stende l’asciugamano all’ombra di una palma, anche se il sole è oscurato dalle nuvole e l’aria di mare smorza il caldo afoso.
Chiama sua mamma per salutarla e dopo un po’ decide anche di scrivere a suo padre, solo per dirgli che è arrivata e va tutto bene. Poi abbandona il telefono in un angolo dell’asciugamano e apre il pc per rispondere ad alcune e-mail di lavoro e inviare le bozze dei primi capitoli del suo nuovo romanzo.
Dopo un paio d’ore, chiude tutto e va a sedersi sul bagnasciuga, con l’acqua che le solletica le dita dei piedi. Il mare è scuro come il cielo, nuvoloso e carico di pioggia. E subito il pensiero del temporale la riporta lì, su quella stessa spiaggia, dieci anni prima, e fa l’errore di voltarsi verso la villa accanto. La sua villa. Ma, per la prima volta dopo quell’ultima estate, c’è dentro qualcuno.
Il cuore comincia a batterle, sembra voler uscire dal petto: è tornato?
Si alza, ma non fa in tempo a muovere un passo che la sveglia del suo cellulare suona, riportandola alla realtà: ormai sono solo due estranei e lei deve prepararsi per uscire.
Dopo una rigenerante doccia fredda, indossa un semplice completo di lino bianco, dei sandali e prende una borsa per metterci dentro un po’ di cianfrusaglie e un ombrello.
Mentre scende le scale, Marla le manda un vocale: “Candy, amore, sono in ritardo! Giuro che mi sbrigo, non odiarmi, un bacio.”
Al solito.
Ofelia decide allora di fare una passeggiata sul lungomare, per ammazzare il tempo.
L’acqua è diventata più fredda e il cielo tuona.
Le prime gocce di pioggia iniziano a cadere e, non appena alza lo sguardo, si blocca: c’è una persona seduta sul bagnasciuga, poco più avanti.
Il cuore ricomincia a batterle all’impazzata. Avanza a passi lenti, sotto la pioggia che aumenta, coi sandali tenuti in mano che le battono contro la coscia.
A pochi metri dal ragazzo si ferma e lo osserva: ha i capelli più lunghi, gli occhiali li porta ancora e si sono aggiunti dei tatuaggi sulle braccia, lasciate scoperte dalla canottiera bianca che indossa. Lui alza lo sguardo.
Si osservano in silenzio. Un brivido le risale la spina dorsale. È ancora più bello dell’ultima volta.
Il ragazzo sorride e così anche Ofelia, sorrisi muti carichi di cose non dette. Cose che non c’è bisogno di dire. Lei lo raggiunge e gli si siede accanto.
“Ofelia.”. Con una mano si sposta i ricci dalla fronte.
“Romeo.” E con gli occhi lucidi aggiunge: “Cumulonembi. Si chiamano cumulonembi.”
FINE
Di Giulia V.V. Muraglia