Music Streaming is the new Live Music?

I biglietti in mano dal mese prima, l’organizzazione disorganizzata del viaggio, le borse frigo riempite di birra, acqua e di “paninisottiletta” che tappano i buchi tra le bottiglie. Poi c’era l’attesa del viaggio in auto, l’attesa del parcheggio e ancora l’attesa tra le transenne, assieme a un ammasso di pelle e sudore. C’erano le canzoni stonate, cantate sei ore prima dell’apertura dei cancelli, per scaldare la voce o bruciare le corde vocali. C’erano le sigarette passate di bocca in bocca, il sole che costringeva a condividere la birra con il primo passante e quella per forza da condividere perché “questa di sicuro non l’hai mai bevuta”. C’erano i gavettoni, le magliette come visiere sui cappelli. C’erano le corse per arrivare più vicino al palco, c’erano le catene del telefono senza fili mentre si aspettava il cantante preferito ad annunciare l’inizio del concerto. C’erano gli abbracci di gruppo fatti di “ehi, ma te che sei di Brescia?” “E tu toscano?”. C’erano i salti alti, a tempo di musica, a chiamare la band. C’erano i reggiseni lanciati, le torri umane, i poghi. C’era l’amore e c’era la musica.

Così le persone speravano di poter vivere il concerto del proprio artista preferito durante l’estate appena passata. Ma la grave crisi post Covid-19 ha colpito in particolare il settore della musica live, prima con un blocco degli eventi e poi con limitazioni che hanno avuto sempre più impatto negativo sulle figure professionali della filiera.

Non potremmo più assistere a un concerto come quelli di una volta?

Chi lo sa. Tuttavia si può dedurre che, come abbiamo visto durante il lockdown, la strada che sta prendendo l’industria discografica è quella dello streaming e del live digitale. Gli eventi e i concerti live si sono fermati e la community musicale ha dovuto confrontarsi per la prima volta con scenari inimmaginabili.

La musica è stata la prima a mettersi a disposizione per sostenere campagne e raccolte fondi nella crisi sanitaria, e sono state molteplici le attività nate per far fronte al silenzio assordante. Tutti abbiamo avuto la possibilità di assistere a veri e propri concerti live trasmessi dalle case degli artisti su Instagram e Facebook.
Pensiamo per esempio all’evento da Piazza del Duomo, trasmesso a livello globale, con protagonista Andrea Bocelli. Il concerto virtuale organizzato da Lady Gaga e Global Citizeno o l’evento Astronomical con il concerto di Trevis Scott su Fortnite, seguito da 12 milioni di persone nel gioco e ancora di più sui vari canali video streaming come Twitch, Youtube, Mixer. Anche in televisione con il programma #Musicacheunisce, trasmesso in prima serata su Rai Uno il 31 marzo, al quale hanno partecipato moltissimi grandi artisti del mondo dello spettacolo.

Nell’industria discografica abbiamo assistito a profondi cambiamenti nel corso degli anni, ma negli ultimi tempi la crescita dello streaming, l’evoluzione dei social media e di conseguenza una nuova generazione di artisti dell’era digitale, hanno trasformato il settore in maniera radicale.

L’IFPI, l’organizzazione che rappresenta l’industria della musica registrata in tutto il mondo, ha pubblicato qualche giorno fa il suo Globe Music Report annuale. I dati mostrano il mercato globale nel 2019 e come il numero di abbonati ai servizi streaming nel mondo sia arrivato a superare i 340 milioni con una crescita dei ricavi associati del 24,1%. Lo streaming rappresenta a livello globale il 56% del mercato con abbonamenti che coprono il 42% e i modelli basati sulla pubblicità pari al 14,1%.

A fronte di questo, il digitale e le piattaforme streaming saranno il nuovo palcoscenico per gli artisti musicali dello scenario italiano? Me lo chiedo e mi rispondo leggendo un articolo di Stone Music che racconta il primo concerto svolto, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale, alla Virgin Money Unity Arena di Newcastle. Un complesso di 500 piattaforme, poste di fronte al palco e separate da 2 metri di distanza. Con 2500 spettatori per il giovane Sam Fender, l’autore di Hypersonic Missiles e vincitore del Critics’ Choice Award ai Brit Awards del 2018. 

Che quello del Virgin Money Unity Arena possa essere un esempio da seguire per l’Italia?

Di Sara Paoluzzi

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