
Mia madre è impazzita perché non può andare all’Eurospin, è in un altro comune.
È questo il grande problema. L’unico cambiamento.
Il nostro comune ha solo una bottega alimentare, ci vuole lo stesso tempo per raggiungere la bottega o l’Eurospin, ma al secondo non si può andare. Così, mia madre si dispera perché non può comprare i suoi snack preferiti e, soprattutto, i bastoncini di carne che tanto piacciono al nostro nuovo gatto, Saetta.
Tolto questo, non noto cambiamenti in questa casa. Mentre il mondo è impazzito, questo posto è quasi esattamente uguale a prima.
Saetta, invece, i cambiamenti li ha visti: se ci sono io nella stanza, non ha la sua coperta preferita tutta per sé. Sbuffa quando la sposto o tocco, sembra quasi voler dire “ma perché ora sei sempre qui?”.
Anche oggi è così. Io lo accarezzo nonostante il suo sguardo scocciato. Osservo fuori dalla finestra; anche se è ancora freddo, c’è il sole.
È un peccato che questo gatto non voglia mai uscire, penso. Gli altri giocano all’aperto e lui invece sembra scemo, li osserva ma è perennemente troppo spaventato per superare la soglia.
Mi alzo. Afferro Saetta, decido di dare il via a un piano anti-noia di quelli che, come ogni ragazzina sperduta nella periferia campagnola, ho imparato a ideare anni fa.
Qui ci si annoiava da ben prima del lockdown.
TENTATIVO 1: stringo Saetta al mio petto. Lui mi graffia senza esitazione una mano e approfitta della mia reazione dolorante per scappare e tornare in camera, al sicuro sulla coperta.
TENTATIVO 2: attiro Saetta con l’ultimo bastoncino. Mi fa le fusa.
Continuo a sventolargli lo snack davanti al naso e farlo camminare. Quando arrivo in giardino esita, ma mi raggiunge. Io esulto. Lui prende il bastoncino e corre a mangiarlo dentro casa.
TENTATIVO 3: nessuna pietà. Porto ancora una volta Saetta fuori, chiudo con uno scatto rapido la porta-finestra. Lui guarda il verde intorno a sé. Miagola, arruffa il pelo, mi salta in braccio. Sento il suo cuore battere all’impazzata. Lo coccolo.
Arriva mia madre. È andata di nascosto all’Eurospin, mi dice, non ha resistito. Fa una carezza a Saetta, si dice incredula di vederlo all’aperto. Tira fuori dalla borsa della spesa uno dei suoi amati bastoncini. Lo poggia a terra e il gatto è obbligato a mangiarlo lì. Ci pensa un attimo, rimane immobile. Si guarda intorno perplesso mentre divora veloce il suo premio. Una vespa gli passa velocemente accanto le orecchie, la fissa.
Passa di nuovo. Cerca di afferrarla con la zampa.
Passa ancora una volta, Saetta salta nella sua direzione e inizia a rincorrerla.
Operazione riuscita.
Stasera Saetta non è tornato a casa. Vado a mangiare le patatine di sottomarca in cucina, con mia madre. È più preoccupata di me per Saetta. Lui è un gatto d’appartamento, un gatto cresciuto in città senza conoscere nulla che fosse fuori dalle mura domestiche, racconta come non sapessi la storia del gatto che io ho adottato. È un gatto dato via in età adulta, quando ormai era troppo tardi per conoscere il mondo.
Lui in quarantena c’è nato e cresciuto, non sa affrontare la vita libera, dice.
Sospiro. Esco in giardino portando con me le patatine. Scuoto il tubo di cartone e inizio a chiamare i gatti. Nova, un altro dei nostri gatti, si avvicina e mi supplica di nutrirlo. Lascio cadere la patatina a cui ho appena dato un morso. Poi vedo una macchia rossa tra le piante: Saetta, corre dietro una vespa. Sparisce fra l’erba. Io sorrido.
Quando la sera Saetta rincasa ha una guancia gonfia. Probabilmente quella vespa l’ha catturata, commenta mio padre. Il gatto è noncurante, miagola per avere il suo bastoncino della buonanotte e poi corre sul mio letto. Si mette davanti alla finestra e guarda fuori. Lo sgrido, non può uscire perché è un idiota che si fa pungere dagli insetti. Lui abbassa le orecchie, rimane ancora un po’ a guardare e poi si acciambella ai miei piedi, sulla sua coperta. Gli guardo la guancia. Lui se ne frega, dorme tranquillo e contento. Sembra star bene ma domani chiamo il veterinario, andarci darà a mamma una scusa per passare anche all’Eurospin, penso prima di mettermi a dormire ascoltando le sue fusa.
di Alessia Ferranti
Complimenti per la fantasia e per la costruzione, asciutta e scorrevole, piacevole da leggere.