Tema sulla Zia Belva – PARTE II

La pistola più sveglia, e veloce, del West.

Zia Belva

Senza attirare troppo l’attenzione, la Zia Belva si diresse verso il tavolo mezzo distrutto dai drink, il barista con l’etichetta di nome il Vecchio gli chiese con molta tranquillità cosa voleva bere, Zia Belva chiese subito una coronavirus spumeggiante. Il Vecchio con molto dispiacere gli disse che erano finite. In realtà le aveva bevute tutte lui, e allora Zia Belva molto semplicemente gli chiese una coca-cola zero. Il Vecchio mentre gli dava il bicchiere gli fece notare che era molto strano per la pistola più veloce del West essere venuto lì a Busto Arsizio. E Zia Belva da gran gentleman, prima di mettersi a bere, gli fece capire che poteva non essere più una stranezza se non iniziava a farsi gli affaracci suoi.

Zia Belva facendogli un gestaccio con la mano si diresse a sedersi al primo tavolino che trovò, con il bicchiere di coca-cola nell’altra. Appena seduto e posizionata la coca-cola mezza finita sul tavolino, iniziò uno spettacolo. Un uomo grosso e goffo ma vestito bene arrivò sul palco, e presentò a tutti la professionista di quella giornata. Le luci cominciarono ad affievolirsi sempre di più fino allo spegnimento totale, una sola luce si riaccese davanti al palco ed era angelica per la Zia Belva, lo catturò subito. Ma quello che arrivò in seguito era ancora meglio, si aprirono le tende del palco e dall’oscurità spuntò fuori una bellissima donna vestita con un elegante vestito tigrato, e con dei magnifici brillantini. Più lei si avvicinava ai bordi del palco più il pubblico le applaudiva. Cominciò a cantare una musica dolce e soave che riusciva ad arrivare alle orecchie di tutti i brutti ceffi del locale. Erano tutti innamorati da quella voce e soprattutto da lei: chi era tutto attento e chi invece era costretto a tenersi con un braccio per la troppa dolcezza, e chi si teneva i pantaloni stretti.

Comunque la Zia Belva si guardò intorno ed era stupefatto e disgustato dai troppi falsi uomini rudi che aveva intorno, delle fighette praticamente. La bella donna tigrata aveva una danza quasi ipnotica, l’unico però che non sembrava ipnotizzato dà tutto ciò era la Zia Belva che prendendola come una sfida, aveva le braccia conserte e il borsello sulla pancia, e si mise a osservare ogni minimo movimento della donna, dal movimento delle labbra alle punte delle mani fino alla punta dei piedi. La donna di conseguenza vedendo tale affronto decise di avvicinarsi a lui e approfittando della neutralità degli altri arrivò fino al suo tavolino. La donna chiese alla Zia Belva di alzarsi davanti a lei, il giovane uomo deciso ma allo stesso momento un po’ spaventato si alzò e non sapendo poi cosa fare le chiese, dove vuoi arrivare, qual è il tuo gioco donna. La donna tigrata gli mise la mano davanti la bocca per farlo tacere e disse di non rovinare il momento. La donna lo portò sul palco più grande e poi gli chiese di ballare insieme a lei. Si presero le mani e cominciarono a muoversi avanti e indietro fino a dei giri, qualche secondo dopo si sentì anche una musica di sottofondo sdolcinata e orrenda di Claudio Baglioni. La Zia Belva mentre girava guardò chi aveva messo quella musica, ed era il vecchio barista maledetto.

La Zia riguardò subito negli occhi quella creatura pericolosa e provocatrice, si sentiva quasi padrone del mondo, più sicuro di quanto non lo fosse prima. La donna sentendosi anche lei in una situazione che non aveva mai provato gli chiese gentilmente come si chiamava. Zia Vladi! E tu invece? Chiara. Ormai era solo questione di momenti, occhi incollati l’uno all’altra, piedi e gambe che sembravano una cosa unica, corpi che sembrava che si abbracciassero senza l’uso delle braccia, e soprattutto con una mente sola e rivolta solo verso una sola cosa.
L’amore. O, come si dice… l’ammoreeeeee………!

Della Zia Belva

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