…l’uomo con la mascherina è un uomo di buon senso.
Capitolo III – Mani in alto gringo!
C’è qualcosa nel cielo sopra Beecher’s Hope, nell’aria, tra i fili d’erba che qui son più verdi che da qualunque altra parte. Anni che bazzico queste zone, che sia per smerciare pelli d’orso, riscuotere taglie o farsi una bevuta al saloon di Blackwater, e ancora quel qualcosa non ho idea di che cosa sia. È il profumo della speranza, forse, quella strana certezza che chiunque, venendo qui, può far fortuna e divenire il re del proprio appezzamento di terra. Anche io ci credevo, gente, quando avevo qualche ciuffo bianco in meno e maggior forza nelle braccia e nella testa. Ma come tanti ne ho visti arrivare, gioiosi e pieni di aspettative, altrettanti li ho visti perdere tutto e consumarsi nella collera, nell’odio, nel whiskey. Susan lo diceva fin dal principio, Noi in montagna ce ne dobbiamo andare, lontani da tutto e da tutti, tu sai cacciare e io so cucinare, andremo bene insieme. E così è stato. Diavolo! Dio solo sa quanto mi manca quella donna. E i ragazzi. Ma io sono Frankie Brown, la voce solitaria della foresta di Cumberland, e dovunque si trovino male e corruzione io sarò lì, a tenere alte le bandiere della lealtà e della giustizia.
Son passati cinque mesi da quel giorno ad Armadillo. Di Dutch non si hanno più avute notizie, John è stato catturato e imprigionato e degli altri si è saputo niente, tranne uno. Ho incrociato Lenny sul Rio Bravo. Inizialmente, non appena l’ho visto arrivare, ho avuto la tentazione di estrarre la Volcanic e bucargli un ginocchio. A differenza dei nativi, popolo onesto che da parte nostra ne ha subite di tutti i colori, dei negri ho minor considerazione e la tendenza a fidarmi poco.
Lenny, poi, son mai riuscito a inquadrarlo. Prima di premere il grilletto gli ho dato comunque modo di offrirmi la sua versione, e lo devo dire, è stata parecchio convincente. Si è mai troppo sicuri con quelli come Lenny, ma dopo avermi rivelato che anche lui, come me, aveva deciso di battere in ritirata sul Rio Bravo per far passare quel pugno di mesi sufficiente a poter rimettere piede sul suolo americano senza il timore di essere istantaneamente impallinato, ho capito che non era suo il culo lì che doveva subire un trattamento di piombo.
Io lo so, io l’ho visto… È stato Javier a venderci, Frankie, Javier! Avrei dovuto immaginarlo, quel mangiafagioli di Javier Escuella. Un avanzo di sterco più abile con la chitarra che con il fucile. Lenny dice di averlo fatto seguire da suo cugino, che era certo nascondesse qualcosa a Dutch e alla banda, Io e te saremo diversi, ma su Escuella l’abbiamo sempre pensata alla stessa maniera. Ed era vero quello che hai sempre sospettato: Javier Escuella es un rato. Suo cugino ha detto di averlo beccato coi pigs giù a West Elizabeth, in atteggiamenti a dir poco eloquenti. Addirittura, come ricompensa per averci fregato, gli avrebbero offerto il ruolo di vice. Lenny mi racconta tutto questo, mi dice anche che oltre a Charles sono morti Bill, Keith e Sean, mentre gli altri, Dutch su tutti, sono svaniti nelle tenebre. Ma non ha importanza, penso. Ora io so che è stato Javier a mandare tutto all’aria, e so anche dove trovarlo.
Lenny, tu verrai con me.
Io? Sei pazzo, Frankie! Ci cattureranno, se non ci uccidono prima. Vale la pena tentare, ragazzo. Mi sono promesso di tornare da Susan e dai ragazzi entro la fine dell’estate ed è quanto intendo fare. Ora, hai detto che tuo cugino lo ha visto a West Elizabeth, no? È esatto. Bene, per primo andremo a far visita a tuo cugino. Dove hai detto che sta?
Pronto!
Che hai detto?
È pronto!
Le otto, possibile? Metto in pausa e guardo fuori dalla finestra. In effetti è buio. Ma da quanto tempo sono qui? Da tre ore, sento dalla porta, Non avrai mica intenzione di metterti anche dopo cena. E perché no papà? Quel ratto deve pagare.
Di Francesco Bruni