Pandemia? Hanno veramente detto pandemia? Apro Instagram.
Hashtag “iorestoacasa”. Cosa?
Venerdì, avevo preparato la borsa per andare da lei. Non molto come sempre.
Due magliette, un paio di pantaloni, caricatore del telefono, spazzolino.
Tutti i fine settimana mi piaceva stare con mia nonna. Usmate Velate, la piccola cittadina in Brianza, mi faceva sempre sentire a casa. Dopo una lunga settimana nella città di Milano, l’idea di tornare a vedere un po’ di verde, respirare dell’aria fresca e poter uscire e fare delle lunghe passeggiate mi faceva sentire meglio. Meno ristretta.
Dopo scuola, con lo zaino in spalla, mi incammino verso la stazione di Lambrate.
Che ora è? Le due e mezza. Ho tempo. Il rumore dei miei passi è particolarmente rumoroso oggi. O forse le altre volte semplicemente non ci facevo caso… non lo so, ma in qualche modo sembra che le Converse si siano trasformate in tacchi a spillo durante la notte.
All’improvviso sento qualcosa vibrare. Il cuore inizia ad andare a mille, allungo la mano per prendere il mio zainetto. Chi mi scrive adesso? Ho dimenticato qualcosa? Devo tornare indietro? E se perdo il treno, quand’è il prossimo?
Con le mani sudate tiro fuori il telefono. Mia zia. Forse non può venirmi a prendere? Allora cosa faccio? Prendo un taxi? Un autobus? No tranquilla. Respira.
Faccio scorrere il pollice sullo schermo. È lei: “Ciao. Sono in stazione, ti aspetto.”
È già lì? Affretto il passo.

In quel preciso momento mi rendo conto di quante persone sono ancora in giro a quest’ora. Soprattutto bambini con zaini in spalla che parlano entusiasti e camminano a passo svelto per tornare a casa. Dovrei sentirla anch’io quella leggerezza, ma c’è qualcosa che mi blocca. Una pressione sul petto, che mi impedisce di respirare bene… devo fare più esercizio. Dalla settimana prossima andrò a correre, devo smettere di restare rinchiusa in casa tutto il giorno.
Manca poco, sono quasi arrivata… ma aspetta. Questo edificio non l’avevo mai visto prima d’ora. Mi sono persa? Sento come se l’ossigeno si fosse solidificato in gola.
Cosa mi sta succedendo? Tranquilla. Prova a respirare. Dentro e fuori. Tutto a posto, non hai niente. Prendo il telefono e apro Google Maps. Okay, sono sulla strada giusta.
Vedi? Tutto bene. Adesso, con in mano il telefono, seguo la freccetta blu.
Mi dà sicurezza. Sono più calma.
Mi guardo in giro e osservo le persone intorno a me. Le strade si sono riempite da un momento all’altro, con gente che va da tutte le parti. Uomini in giacca e cravatta che gesticolano animatamente. Anziani che comprano dei fiori nelle bancarelle.
Donne sedute su delle panchine che bevono caffè caldo. All’improvviso vengo immersa in una travolgente ondata di rumori. È come se avessi spento tutti i miei sensi e si fossero riaccesi tutti nello stesso momento. Ma ora sono molto più intensi.
Non mi piace questa sensazione. Spero che sparisca presto.
Di India Marie Rovati Hering