Caucasica, 27 anni, gruppo sanguigno 0+. Altezza 1 metro e 70, peso 53 chilogrammi. Nessuna malattia pregressa, 10/10 diottrie, QI 125.
Amanda gira il foglietto e ripete più volte le sue specifiche, per essere certa di averle imparate.
– 20101905FX2E. Sono la tua Assistente e sono qui per servirti.
Il saluto metallico dell’Assistente arriva al suo orecchio dal piccolo altoparlante; Amanda riconosce il suo numero di matricola, e pensa all’ultima persona che l’aveva chiamata per nome. Era stato prima della Cernita.
«Mamma, ma perchè le mie amiche si chiamano tutte Giulia o Sofia… e invece io mi chiamo Amanda? È un nome strano!»
«Non è strano, è un nome bellissimo. Significa ‘degna di essere amata’. E la tua mamma ti ama tanto!»
Mentre ripensa a sua madre, Amanda prende tra le mani la mascherina in tessuto riciclato adagiata sul comodino e si gratta la testa. Sembrano passati secoli. Nel mondo c’erano ben sette miliardi di persone, prima della Grande Pandemia. Troppe, decisamente troppe persone, perciò la Natura aveva reagito. Ma una volta scoperto il Vaccino, era iniziato il finimondo. Le persone avevano smesso di morire. Sette miliardi di persone… nel giro di qualche anno, persino l’acqua pulita non era più abbastanza per tutti.
– Ti faccio le mie più vive congratulazioni. Oggi è un grande giorno per te.
L’Assistente entra nella stanza e tira le labbra in una smorfia. Amanda indossa la mascherina ricamata. La mascherina la fa sentire a suo agio. Anche se nasconde la bocca…
«…puoi sempre sorridere con gli occhi, Amanda. E i tuoi sono così belli!»
«Mamma, smettila, siamo al supermercato! Mi metti in imbarazzo…»
«Non ci sente nessuno, tanto! Un altro vantaggio delle mascherine!»
L’Assistente, nel presente, le rivolge uno sguardo vacuo.
– La cabina di lavaggio è pronta. Timer, imposta 8 minuti.
Amanda si infila la mascherina sul braccio ed entra nella cabina, giusto prima che il comando vocale azioni la macchina. Proprio strano, lavarsi con l’aria. Dalle pareti escono quattro getti che la investono dalle caviglie fino alla testa. Le manca il profumo del suo shampoo biodegradabile alla lavanda. In realtà, le mancano tutti i profumi. Soprattutto quello del pot pourri di fiori secchi che sua madre faceva in casa, durante la Quarantena.
– Prego, ora puoi nutrirti.
– Posso avere anche l’acqua, con la colazione?
-Dispenser, tre pillole e una dose giornaliera di H2o. Procedere.
Amanda scarta il vestito di plastica che le ha preparato l’Assistente per l’occasione. Sul davanti è impresso il suo numero di matricola, insieme al contorno vuoto di un cuore. La colazione in Quarantena era il suo pasto preferito.
«Mamma, mi prepari il caffelatte?»
«Eccolo, è già pronto! Che colazione è, senza orzo e caffè?»
«…e cornetti alla crema! Amo essere in quarantena, sai, mamma?»

Amanda sorride, poi allunga la mano e attende che l’erogatore attivato dall’Assistente le consegni il pasto. Le piace pensare che le tre pillole colorate siano come le caramelle tuttigustipiùuno di cui aveva letto in un libro, una volta. Amanda assume gli enzimi che le permettono di digerire la plastica e ingoia le pasticche. Poi si prende qualche momento per assaporare il primo e ultimo bicchiere d’acqua della giornata.Ti accompagno alla Camera di Selezione.
Non serve, so già la strada. Vai pure, Assistente.
– La mascherina non è obbligatoria all’interno, suggerisco di non indossarla.
– Arrivederci.
Il comando di congedo è sufficiente perché l’Assistente la saluti e si volti per allontanarsi nel corridoio. Sua madre al suo posto avrebbe insistito.
«Amore, entro con te. Farà male sai? Così mi han detto!»
«Dai mamma, sono grande abbastanza, è solo un Tampone…»
«Non era una domanda, signorina!»
Amanda, sola, si sistema la mascherina sul viso in uno dei vetri di cui sono fatte le pareti. La vestina cade larga sui suoi fianchi asciutti. Ma chi mai vorrebbe scegliere una come lei? Sembra ancora una bambina, e poi così, con la testa rasata. Accarezza il ricamo sulla mascherina e prosegue a camminare nel lungo corridoio sterile.
«Mamma, e se non sei idonea?»
«Ma no amore, io sono sana, posso avere altri figli, certo che sono idonea.»
«Per fortuna! Ci vediamo dopo, allora?»
«Certo, Amanda. Ora vai, la mamma arriva.»
La Camera di Selezione si trova proprio in fondo: una grande stanza bianca con al centro un microfono e decine di videocamere. I potenziali Donatori la osserveranno e uno di loro la sceglierà. Intelligente, in salute, in età fertile. Perfettamente idonea al programma di Accoppiamento Programmato.
Sua madre invece, ai tempi della Cernita, aveva quarantun anni, sei diottrie in meno e un problema alla tiroide. Non idonea.
Amanda entra nella stanza bianca, si schiarisce la voce e si avvicina al microfono.
– Caucasica, 27 anni, gruppo sanguigno 0+. Altezza 1 metro e 70, peso 53 chilogrammi. Nessuna malattia pregressa, 10/10 diottrie, QI 125. Ah… mi chiamo Amanda.
Di Emanuela Linetti