Borderline Lockdown — parte 1

Era molto il tempo che guardavo passare sulle lancette dell’orologio. Restavo immobile, legata al letto dei miei peggiori incubi. Le catene attanagliavano la mia esistenza composta da eccessi e inquietudini. Arrivare alla finestra era impensabile, tanto meno aprirla e scoprire com’era il tempo. Vedevo la luce cambiare colore sul soffitto della camera e le ombre raggiungermi, così decidevo di rifugiare anche la testa sotto il piumino. 

Sapevo che per stare meglio avrei dovuto iniziare a fare qualcosa di utile. Qualcosa che potesse aiutare a distrarmi, come seguire le lezioni di scuola o portarmi avanti con i progetti lasciati in sospeso. Ma più cose mi venivano in mente più non sapevo come ordinarle e gestirle nelle mie giornate, perciò mi ritrovavo sveglia la notte a maledirmi per non essere riuscita a fare nulla.

L’unica ragione che mi permetteva di mettere la testa fuori dal letto, dalla camera, dalla porta di ingresso, dal portone e infine dal cancello, era l’appuntamento con la psicologa.
Avevo saputo proprio all’inizio della quarantena che avrei passato ancora un paio di mesi in sua compagnia perché dopo sarebbe andata in pensione. Questa notizia mi aveva distrutta ma allo stesso tempo aveva scatenato in me un meccanismo: se riesco a uscire, conquisto nuovi spunti di riflessione per quando sarò costretta a stare in casa. 

Un giorno, ho guardato al di là del vetro della finestra e ho visto il bosco, inerte. Capivo che era sempre stato lì pronto ad osservarmi e accogliermi. I rami degli alberi erano lunghe dita che si protraevano, mi invitavano a raggiungerli.
Avevo appena parlato con la psicologa che aveva dato un nome a ciò che stavo vivendo: Paura del Vuoto. E quel buco che sentivo dentro volevo prendesse forma, così sono scesa nell’orto con le tenaglie in mano e ho tagliato la rete. 

Ho creato uno spazio che prima non c’era, un portale che potesse accompagnarmi nel bosco. 

Ed è lì che mi dirigevo ogni giorno, dove il tempo non aveva ragione di scorrere

Di Isabella Zaiacometti

1 commento su “Borderline Lockdown — parte 1

  1. Ognuno di noi ha un buco sta a noi decidere se tagliare la rete che ostruisce migliai di emozioni e seguire il flusso oppure se osservarlo e cercare di capirlo anche se un solo senso non ce l’ha.. cara alice, non aver paura della tana del bianconiglio, è sempre stata lì, per te.

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