Borderline Lockdown – Parte 2

Ero abituata a rimanere serrata sotto le coperte; come se abitassi in una scatola, sentivo le pareti adattarsi perfettamente al mio corpo facendomi da guscio.
La tana era inospitale, ma la volontà di uscire e scoprire l’ambiente circostante non era mai stata abbastanza motivante. Finché un giorno, un potente temporale è sopraggiunto e la pioggia torrenziale mi si è scagliata addosso. Ero agitata, malinconica e disperata.
Le coperte zuppe mi rendevano prigioniera, attaccate alla mia pelle, pesanti. Cercavo freneticamente di assestare la scatola perché non riuscivo a respirare. Piangevo demoralizzata, arresa, aspettavo che il mio nido mi si sfaldasse addosso. 

Quando le lacrime del cielo e dell’anima sono cessate, ho scoperto ciò che avevo paura di conoscere. Acqua, fonte di vita che feconda la terra, aveva animato il bosco.
La pioggia aveva purificato e liberato il soffio vitale, ero pronta a cominciare una nuova avventura. Spensierata, ho danzato con gli alberi. Tra le foglie umide nasceva la voglia di creare. Nel mio spazio inaccessibile a chiunque altro, potevo esprimermi appieno. Ballavo senza bisogno di musica, nella quiete di una primavera perduta che sbocciava dopo un lungo inverno. Avevo l’esigenza di liberare la creatività come un uccello che apre le ali appena avverte arrivare il vento. 

Nello specchio che avevo trascinato attraverso il buco della rete vedevo riflessa un’altra me. Avevo imparato ad adattarmi alle tempeste come facevano gli alberi, avevo sviluppato delle radici forti che permettevano di mantenermi ancorata a terra e dei rami flessibili che resistevano alle intemperie. Le  foglie erano di un verde lucente e i frutti caldi e gustosi. Avevo dentro la forza di una fenice che era rinata dalle sue stesse ceneri, e che sapeva controllare il fuoco. Mi sentivo indistruttibile. Ma il suono lontano delle campane mi riportava a casa, il buio calava e con lui un cielo plumbeo che minacciava pioggia. Sentivo un brivido sospirare sulla schiena, il pensiero di sotterrarmi sotto le coperte mi rincuorava.

Di Isabella Zaiacometti

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