Gennaio 2020.
Christian stava spaparanzato sulla poltrona. Un sacchetto di patatine semivuoto sul petto. Il joystick a portata di mano. Altaïr intento a squarciare la gola di un templare sul televisore da cinquanta pollici. Il russare incessante del padre dalla camera da letto. Christian mise in pausa il gioco, scaraventò il pacchetto di patatine in un angolo del soggiorno e si recò in cucina a prendersi una barretta di cioccolato.
Laura, dopo un’intensa corsa, era passata a trovare il suo migliore amico Christian. Suonò il campanello ed entrò. Gli chiese un bicchiere d’acqua naturale. Si sedettero sul divano. Laura propose all’amico di uscire con lei per una passeggiata. Lui rifiutò dicendo che non ne aveva voglia.
Aprile 2020.
— Che bravo il mio bambino, — disse la madre a Christian preso dai compiti, — tu dovresti dare il buon esempio a quel branco di scalmanati che se ne vanno in giro a mettere in pericolo loro stessi e gli altri. Non appena Christian vide la madre uscire dal cancello con la macchina, diretta a fare la spesa, ritirò il quaderno nello zaino e munitosi di mascherina uscì di casa con lo skate. Fece alcune evoluzioni per il quartiere, non visto.
— Laura, cosa fai sempre nella tua stanza? Proprio te che non si riusciva a tenerti in casa, — chiese con durezza la madre alla ragazza. Laura non rispose. Era rannicchiata nel suo letto ad ascoltare la musica con le cuffie e a sfregarsi ripetutamente le mani con l’Amuchina.
Giugno 2020.
Christian, ritto immobile davanti alla casa di Laura con in una mano lo skate, bussò per la terza volta senza ricevere risposta.
— Cosa ci fai qui, sei pazzo, — urlò Laura dalla balconata della sua camera, — e senza mascherina… vattene!
Dopo che Laura se ne andò dalla balconata Christian diede un pugno serrato alla porta d’ingresso. Si guardò intorno nel vialetto e notò il portone del garage aperto.
Laura scese le scale, dal piano superiore andò in cucina e si trovò davanti Christian.
— Come hai fatto a entrare? Ti avevo detto di andartene.
Laura si mise una mano davanti a naso e bocca per coprirsi. Christian si avvicinò alla ragazza.
— Laura ascoltami non puoi andare avanti a vivere nella paura, ti devi lasciare aiutare.
—Ti ho detto di lasciarmi in pace. — Christian allungò il braccio nella sua direzione.
— Prendimi la mano, tranquilla.
— Sei pazzo!
— Tranquilla, afferra la mia mano.
Dopo un lungo istante, Laura toccò prima la punta delle dita della mano di Christian, poi il palmo.
— Brava, così, — disse Christian dopo che le loro mani si erano ormai giunte. Laura, tra le lacrime, lo abbracciò e lo strinse forte a sé.
— Grazie, — era stata l’unica risposta che Laura riuscì a dare.
Presente – settembre 2020.
Christian e Laura siedono su una panchina in un parco. Attorno a loro alcuni giovani e adulti muniti di cellulare e distanziati l’uno dall’altro.
— Quelle persone hanno bisogno del nostro aiuto amico mio. Dammi una mano con loro, come tu hai fatto con me, — dice Laura guardando l’amico negli occhi.
— Dimentichi una cosa, tu prima hai aiutato me — le risponde Christian poco prima di alzarsi dalla panchina.
Di Loris Priore e Simona Condello