Le teorie folli della storia: quando la disinformazione ferisce

Nel corso dei secoli, in ogni parte del mondo, sono nate teorie che distorcono la realtà: Hitler è scappato al polo sud, Giovanna D’Arco è un uomo, la terra è piatta ed è nata 6000 anni fa, l’allunaggio è finto e lo rivela Shining e non dimentichiamoci che alla fine ci sono sempre gli alieni. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Nessuna di queste teorie danneggia la salute delle persone, forse qualcuno potrebbe dare del pazzo a chi ci crede ma non si rischia la vita. Anni fa non si voleva credere alla realtà e si cercavano risposte attraverso esperimenti e libri, ma al giorno d’oggi non si sa più quale sia la realtà. Abbiamo a disposizione internet che, sebbene sia uno strumento fondamentale, ci bombarda con centinaia e centinaia di informazioni e di verità soggettive. “Ci nascondono tutto, non ci dicono niente. Più impariamo, più non sappiamo niente. Non c’è nulla su cui siamo veramente informati.” cantava Jacques Dutrinc verso la metà degli anni Sessanta.

Negli ultimi anni la situazione sta peggiorando drasticamente. Al posto di fare studi, ricerche ed elaborare una propria idea per quanto bislacca, aderiamo a teorie preconfezionate e ci lasciamo cullare dalla disinformazione: Plandemia, QAnon.

Pandemia o Plandemia?

Secondo uno studio internazionale presso la University of New South Wales in Australia,  pubblicato sull’American Journal of Tropical Medicine and Hygiene, l’89% delle informazioni riguardanti il Covid-19 sono state classificate come rumors, ossia affermazioni senza alcun fondamento verificabile, mentre il 7,8% come teorie complottiste. Le uova di pollo sono contaminate col coronavirus; l’alcool, la candeggina e metanolo possono combattere il virus; per non parlare dei video pubblicati dalla casa Elevate di Mikki Willis, secondo i quali dietro alla pandemia c’è la Bill & Melinda Gates foundation con l’intento di aumentare le vendite dei vaccini che in realtà causano danni medici, e la lista continua. 

QAnon, missione contro la CABALA

QAnon è un movimento complottista che crede nell’esistenza della CABALA, ma un’associazione rappresentata da attori di Hollywood, servizi deviati, Soros, Democratici e vari altri gruppi. Sempre secondo QAnon, la CABALA si fonda sul Satanismo, la violenza sui bambini e sull’assunzione di sostanze illegali, tra cui il sangue dei neonati per prolungare indefinitamente la propria vita.

A ottobre 2016 WikiLeaks pubblica gli scambi di email tra John Podesta, presidente del comitato elettorale di Hilary Clinton, e la pizzeria Comet Ping-pong. Una serie di account pubblici inizia a sostenere che i termini “pizza” e “pasta” stiano rispettivamente per “bambino” e “bambina”, e che l’abbreviazione CP (cheese pizza) rimandi a “children pornography”. Due mesi dopo, contro ogni logica, un rispettato cittadino, entra nella pizzeria Comet armato di due fucili e una pistola per scoprire, che non c’era nessuno scantinato ma solo un ripostiglio vuoto e ovviamente nessun bambino. Poche ore dopo, si costituisce e chiede scusa a tutti. Ma non rinnega MAI la sua convinzione di aver agito per una giusta causa: salvare i bambini vittime di rapimenti, e sarebbe stato disposto a fare qualche vittima, pur di smascherare la CABALA. 

Elefante nella stanza

Elephant in the room è un’espressione tipica inglese per indicare una realtà ovvia e appariscente che viene ignorata o minimizzata. Ogni giorno mentiamo a noi stessi per sentirci meglio, per evitare un problema o deformiamo la realtà e ci sentiamo peggio; piuttosto che credere a una pandemia mondiale è più rassicurante che non esista affatto. Negare, negare, negare. In fondo è solo della propria vita che stiamo parlando e ovviamente quella di ogni persona che conosciamo e di quelle che a loro volta conoscono e degli sconosciuti in rete che conoscono delle persone e alla fine tutto il mondo; ognuna di queste persone, io, te, loro, dobbiamo avere la coscienza di informarci bene prima di dare giudizi. Come scriveva Pierre Bayle già nel XVII “Insomma, sono pochissimi quelli in grado di riflettere, ma tutti vogliono avere delle opinioni”.

DI Alessia Passalia Garro

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