Quando un uomo con la mascherina incontra un uomo con il virus… (Pt. 2)

l’uomo con la mascherina è un uomo di buon senso.

Capitolo II – Oh Susanna, non piangere perché…

È andato tutto alla malora. Ma una cosa è certa: non è stata colpa mia. Son due ore che cavalco e so che Mona Lisa non ne avrà ancora per molto. Il guaio è che non ho idea di dove andare. Tornare indietro? Follia. I pigs sono ancora sulle mie tracce, e tornare indietro significherebbe prenotarsi un viaggio di sola andata alla forca di Armadillo. Proseguire in direzione di Tumbleweed? Ottimo piano, evitare i federali per finire in bocca ai cercatori di tesori! Ne conoscevo uno, si faceva chiamare il Francese. Dopo due settimane in sua compagnia decisi di piantargli un coltello alla schiena e lasciargli fare amicizia con gli avvoltoi. Cercatori di tesori, ma manco morto! 
Distillati di paranoia abituati a stare troppo tempo lontani dal sole e troppo tempo senza scopare, per i miei gusti. L’unica soluzione, in questo momento, sarebbe di ritirarmi verso il Messico, ma conciato come sono, per quanto poco invitante ai lupi e ai bandidos della notte, dubito che arriverò a vedere l’alba.

Ho dovuto fermarmi e improvvisare un accampamento di fortuna. Il sole ti frega, ma il buio è tiranno come non ce n’è. Mona Lisa, l’amo la mia ragazza, ma è quando inizia ad ansimare e scalciare e nitrire che capisci che non ne ha più molta voglia, e allora è abbastanza sbrigativa nel fartelo arrivare. Mi sono accampato non solo per farle tirare il fiato, ma per riposare io stesso e riflettere a mente fredda su ciò che è accaduto questo pomeriggio. Che mi prenda un accidenti, ancora stento a realizzare. 
Charles era lì, accanto a me, nel ventre della bestia. Aspettavamo solo l’ingresso degli altri. Mi è partito un colpo, pacifico, e che avrei dovuto fare? Lasciar scappare quel pelorosso d’impiegato a chiamare la cavalleria? Ma non è questo il punto. 
Il punto è che mentre noi si entrava e si apparecchiava il lavoro, fuori la banca, nel mezzo della città, la sparatoria era partita da un pezzo, tra i boys di Dutch e gli stramaledetti pigs.

Non son mai stato bravo a fare i conti, ma credetemi gente, mai visti tanti pigs assieme in una volta. Una dannata trappola, ecco cosa. Chi ha potuto fare l’infame? Escludo per ovvie ragioni il sottoscritto, Dutch e… Charles.
Povero Charles.
Gliel’avevo detto, Battiamocela Charles, qua c’è qualcosa che non va, puzza di bruciato, e io quaggiù la pelle ho intenzione di lasciarcela mica. Lui pure, scommetto, avrebbe preferito di andarsene sotto un cielo stellato, assaporando un’ultima volta le brezze della sera smuovere impercettibili gli alberi della riserva Wapiti. E invece se n’è andato così, in un afoso pomeriggio nella desolazione di Armadillo, un buco in testa dal nulla e addio per sempre, un secondo prima nel pieno delle forze, un secondo dopo ossa da succhiare per i coyote. 

Era un bravo kid, Charles, e stasera brinderò alla sua memoria, ma non prendiamoci in giro: è capitato a lui come poteva capitare a me, inutile farsi divorare dai sensi di colpa. Gli unici sensi di colpa, qui, arriveranno se non scoverò quel dannato figlio d’un cane che ha tradito la banda, vendendoci ai federali il giorno di uno dei più grossi colpi progettati da mister Dutch Van Der Linde.

Ho passato la nottata all’addiaccio, mangiato la carne essiccata che tenevo nella bisaccia ed esaurito le scorte di gin. Mi muovo alle prime luci e proseguo la mia fuga, certo di avere almeno un paio d’ore di vantaggio sui pigs. Mi chiedo in continuazione che fine avranno fatto gli altri. Dutch? Dutch è sempre stato un maestro nel saper sfuggire alle situazioni più intricate, è il migliore e per lui non mi do certo pena, ma Bill? Arthur? John? Perdio, John! Spero che sia riuscito a cavarsela, come tutti, ma John in particolar modo: il serpente mi deve ancora quarantasette dollari e venticinque centesimi e quant’è vero che mi chiamo Frankie Brown son disposto a scendere direttamente all’inferno per farmi ridare ciò che è mio. Prima, però, la missione. 

Sosterò un mesetto sul Rio Bravo a leccarmi le ferite, in attesa che le acque si calmino, dopodiché farò marcia indietro, anche a costo di farmi prendere dai pigs. Quando il caldo scioglierà le nevi sarà per me tempo di riabbracciare Susan e i ragazzi su a Colter, ma non prima di scovare chi ha cantato. Perché qualcuno ha cantato, gente, sicuro come l’oro, ancora non me la sento di dire chi, ma un nome o due ce li ho, e quant’è vero che mi chiamo Frankie Brown sarò io a decidere chi dovrà vivere e chi dovrà morire.

Di Francesco Bruni

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