Vado e torno

Mia moglie prepara la colazione di buona lena. Nessuna donna mi aveva mai guardato così. Nemmeno quando sono partito per il servizio militare ho visto uno sguardo così preoccupato e colmo di terrore sul volto di una persona. Eppure quella strada la faccio mille volte alla settimana, le dico. Cinque giorni su sette. Ormai ho imparato a riconoscere persino ogni buca, ogni cartello, ogni albero che rischia di cadere sull’autostrada, ormai libero di pendere pericolosamente verso di me in assenza degli uomini che un tempo lo curavano. Perché quando ti ritrovi coinvolto in una pandemia alla fine va così, ti prendi cura dell’essenziale. Dei problemi più evidenti , dimenticando ogni altro che deve ancora venire. Sembra una guerra, ed effettivamente lo è. 

La mia azienda si trova dall’altra parte del confine regionale. Adoro la campagna che la circonda, l’ho sempre trovata magica, e ingenuamente quando tutto questo è cominciato pensavo che il silenzio mi avrebbe fatto lavorare meglio: avrei udito ogni uccellino cantare e ogni soffio di vento risuonare tra chiome degli alberi, con l’autostrada deserta ad osservarci dall’alto del suo cemento armato.

Solo ora mi accorgo di quanto fosse vero il detto: il silenzio è il più assordante dei rumori. 

Il silenzio che c’è in casa mia solitamente lo riempio con la radio. Stamattina i Supertramp risuonano nel mio salotto mentre mi preparo, Ever Open Door è più bella che mai senza nessun rumore di sottofondo a coprirla. La frase che Rick Davies canta in questo preciso istante sembra fatta apposta.

I want to find my direction

Want my love and affection

Yes, I’m needing it more and more

Io e mia moglie finiamo di bere il caffè. Mi alzo e mi sistemo per bene il giubbotto.

È l’alba e il sole non è ancora sorto. A marzo fa ancora un freddo cane ma mi piace vedere la luce del sole che mi spiana la strada man mano che il giorno comincia. Sto per uscire di casa e chiudere la porta. Tutto pronto: autocertificazione, mascherina e guanti, gel disinfettante e documenti. Ora Persino per viaggiare da regione a regione ora c’è un rituale ben preciso da rispettare.

Mia moglie mi ferma, mi gira con la mano mettendomela sulla spalla.

– Devi proprio andare?

– Devo.

– So che è per mandare avanti tutto, ma…

– Ma cosa?

Una lacrima le scende sul viso.

– Stai attento.

La bacio, la stringo forte con tutta l’energia che ho in corpo.

– Andrà tutto bene.

– Sì, così dicono.

Guardo di sfuggita la radio.

– Tienila accesa.

– Balleremo insieme quando torni?

– Tutta la notte, amore mio.

Ci baciamo di nuovo, questa volta il bacio è più breve, ma riesco a sentirne l’intensità.

– Ti amo…

– Ti amo anch’io.

Ci sorridiamo e chiudo la porta. Quando sono fuori e sto per aprire la macchina noto che lei mi sta ancora osservando, le sorrido nuovamente.

Esco dalla città e imbocco l’autostrada. L’alba ha una sfumatura bluastra. Mi rilassa. Dev’essere il contrasto tra il caldo e il freddo cane che fa fuori. Metto un cd nell’autoradio, sono sempre i Supertramp, e la canzone è sempre Ever Open Door. Ripeto la frase come un mantra. Mi accorgo solo ora di quanto sia importante per me.

I want to find my direction

Want my love and affection

Yes, I’m needing it more and more

Imbocco la solita uscita e arrivo al parcheggio dell’azienda. Sono il primo ad arrivare, forse l’unico.

Andrà tutto bene.

Continuo a ripetermelo per tutto il giorno finché non comincio a crederci per davvero.

Di Guglielmo Sforzi

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