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660 km a piedi, da Bilbao a Santiago de Compostela, seguendo le freccine gialle del Camino del Norte.
22 giorni di albe e tramonti.
Una fatica della madonna, se così si può dire e alcuni miei tendini hanno voluto sottolinearmelo ogni giorno. Anche se la meta è Santiago, San Giacomo e la sua bella casa, le imprecazioni ogni tanto si sprecano.
Ma… come dire, ci sono 22 albe sulla strada. Con la luce che si insinua nel mondo e sotto la pelle. In mezzo a strade deserte, attraverso spiagge di nebbie e surfisti.
Ho portato la mia Sony e un solo obbiettivo. Non che sia poco quando ogni chilo in più pesa ad ogni passo.
Quanti saranno stati i passi in totale?
Camminare è delle persone che credono alla lentezza come fosse una soluzione.
Il Dio della lentezza.
Quello che elargisce una buona dose di dolore per far apprezzare la terra che ha creato. Ascolta il dolore, dice, sembra un nemico ma ti sbagli.
Non so per quale motivo, tralasciando il masochismo, ma tutte le giornate finite quasi arrancando sulla via sono state anche le più belle.
Ho passato ore tenendo il ghiaccio sul ginocchio sinistro. Il mio ginocchio sinistro. Chi stracavolo l’aveva mai considerato?
Camminare così tanto fa sembrare ogni posto del mondo raggiungibile.
A volte bisogna tenere la barra del timone ferma ed evitare che l’oceano impazzisca.
Poi ad un certo punto non rimane altro che il cammino.
Ad un certo punto…
Ad un certo punto non sono nient’altro che il cammino.