Facciamo questa gita, questo camminare, andiamo con la macchina al collo a cercare frammenti. I luoghi da cui siam stati separati, come una diaspora alla nascita. Ognuno capita a caso, chi in città chi sul mare, chi lontano. Sta quindi a noi mettere le scarpe dei tanti chilometri e uscire dalla porta, per trovare i cocci rotti e rimettere insieme il vaso. Che ci contiene. Come l'acqua calma in fondo ai pozzi dove le gocce cadono e risuonano. Ecco perché andare in giro oggi e fotografare, così poi si guarda tutto su di un tavolo la sera, si sparpagliano gli indizi e qualcosa allora torna. Torna alla mente, quasi un ricordo di mille vite fa. Remoto, insomma.
La propria patria è andata in pezzi. Sempre sempre spersa.
Allora si fotografa.
Si rivive.