In questo lavoro si scherza sull’incomprensibile, sull’assurdo, sul garbuglio concettuale che caratterizza molte attualizzazioni spesso immature del teatro danza contemporaneo, che rendono lo spettacolo una semplicistica “somma” di teatro+danza, in cui il legame tra l’attore che parla e il danzatore che si muove sparisce davanti agli occhi dello spettatore comune.
Il pubblico vorrebbe emozionarsi, ridere, annoiarsi o semplicemente assistere mentre invece si trova ad uscire dal teatro inesperto e ignorante, lontano dalla poetica dell’artista, chiedendosi “Chissà se quell’artista un reale pensiero ce l’aveva…"
Lo schema è costruito attorno ad un estratto da Le città invisibili di Italo Calvino sulla cui interpretazione si modella la sequenza danzata, che si svincola dal soggetto della narrazione ma si relaziona con i pieni e i vuoti del testo.
Suddetto schema si ripete fino a rompersi, esplodere, schernirsi, sfigurarsi e diventare la caricatura di se stesso, di quel mondo spesso incomprensibile chiamato danza contemporanea.
Un’attrice e una danzatrice si confronteranno e dialogheranno sulla scena alla ricerca del misterioso legame che unisce il teatro alla danza, finalmente svelato e reso comprensibile anche per il pubblico più ostico.”