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Milano | Dal 13 al 16 novembre 2014 | Spazio Carantruà


Berenice
Berenice
Isabella Angelantoni Geiger
Isabella Angelantoni Geiger

Un omaggio al testo di Calvino e, insieme, l’avvio di un nuovo percorso di ricerca che l’artista compie sulla scia dell’astrattismo di Paul Klee. "L’arte non deve rappresentare il visibile, ma rendere visibile l’invisibile”, diceva Klee.
Isabella Angelantoni Geiger applica questa “formula” al testo che più ha amato di Calvino, ricavandone una ventina tra disegni e sculture, molte delle quali realizzate con il solo filo di ferro. “Ho letto Le Città Invisibili quando frequentavo la facoltà di architettura – racconta l’artista – ed è stata subito una folgorazione. E’ stato allora che è nato il mio innamoramento per questo autore: per la sua chiarezza soprattutto. Calvino è uno scrittore limpido e lucido, come vorrei fosse sempre l’arte”.

Isabella “ha accolto l’artificio letterario dell’opera di Calvino con leggerezza – afferma lo storico e critico Matteo Guarnaccia – e ha saputo dargli spazio, applicarlo a un’utopia volenterosa. Le città in cui la nostra progettista di mondi ci invita a sostare, sono il frutto del lavoro di una donna che, mentre la vita scorreva tutt’intorno, come un ragno silenzioso ha filato la sua tela nell’ombra, in tutti gli angoli del suo cuore”.

Impegnata in un percorso di ricerca dell’essenziale e di una sintesi di parole, segni, atti ed energia, l’artista è partita dal disegno e da piccoli spazi dalle sottili linee nere per approdare alla terza dimensione, dove i suoi segni grafici sono diventati fili di metallo.
Il materiale che meglio le permette un alto grado di manipolazione. “Questo plasmare con le dita mi porta a realizzare delle gabbie – racconta ancora Isabella Angelantoni Geiger – sono le gabbie in cui viviamo, gabbie mentali. Un insieme di nodi da sciogliere e fili persi da ritrovare oppure legami da cucire o, in alcuni casi, da ricucire..

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